Effetto arresto figlia patron Huawei: Borse in rosso, Milano cede il 3%

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L’arresto di Meng Wanzhou, figlia del fondatore del colosso cinese Huawei, ha dato il colpo di grazia alle Borse asiatiche, aggiungendo un nuovo elemento di incertezza allo stop and go nei negoziati commerciali fra Stati Uniti e Cina. Tokyo ha chiuso in ribasso dell’1,91%. Riflessi negativi anche in Europa. Amplia ulteriormente il calo Piazza Affari dopo l’avvio degli scambi Usa. L’indice Ftse Mib cede il 3% a a18.755 punti. Tra i titoli più colpiti Diasorin (-6,6%), frenata dal taglio della raccomandazione a ‘hold’ da parte di Kepler Cheverux, Fineco (-6,5%) e Saipem (-4,8%), penalizzata insieme a Eni (-2,2%) dalle quotazioni del greggio. Tra i bancari, con lo spread tra Btp e Bund in rialzo vicino a quota 290 punti, scivolano Unicredit (-4,5%), Banco Bpm (-4,2%) e Intesa (-3,9%). Sotto pressione Stm (-4%).

Ampliano il calo le principali borse europee con i futures Usa in rosso, nel giorno della ripresa degli scambi a Wall Street dopo la pausa della vigilia per i funerali dell’ex-presidente George Bush senior e dopo dati sull’occupazione inferiori alle stime degli analisti. Milano (Ftse Mib -2,7%) è la peggiore, preceduta di poco da Francoforte (-2,6%), Parigi (-2,5%), Londra (-2,4%) e Madrid (-2%). La vicenda Huawei penalizza i produttori di semiconduttori da Ams (-7,35%) a Siltronic (-5,32%), da Stm (-4,63%) ad Asm (-3,54%). Sotto pressione, con il calo del greggio, i petroliferi Tullow (-5,43%), Aker Bp (-5,3%), Lundin (-4,64%), Shell (-3,38%), Repsol (-3%), Total (-2,32%) ed Eni (-2,37%).

Gilda Giusti

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