Pensioni: Ocse, Italia al top della spesa per quelle di reversibilità

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L’Italia è il paese Ocse con la maggiore spesa per pensioni di reversibilità rispetto al Pil. Lo si legge nell’Outlook Pensions 2018 dell’Ocse che sottolinea come nel nostro Paese nel 2017 si sia speso oltre il 2,5% del Pil per queste pensioni a fronte di una media Ocse dell’1%. Seguono l’Italia la Grecia e la Spagna. Il dato è legato anche alla bassa occupazione femminile. Spendono meno dello 0,5% del Pil, tra gli altri l’Australia, il Canada e il Regno Unito.

In Italia la pensione di reversibilità spetta al coniuge superstite (l’importo è pari al 60% della pensione) e ai figli se non hanno superato i 18 anni (26 se studiano all’Università). La pensione può essere erogata per intero nel caso di coniuge superstite con due o più figli. L’assegno può spettare anche ad altri familiari se a carico della persona che ha perso la vita. Ci sono percentuali di riduzione dell’assegno tra il 25% se il superstite ha un reddito superiore a tre volte il trattamento minimo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti e il 50% nel caso di reddito superiore a cinque volte il trattamento minimo.
L’Italia dopo la Turchia e l’Ungheria è il Paese dove è più basso l’importo di pensione che si avrebbe in assenza di pensione ai superstiti. In pratica, poiché nel nostro Paese la percentuale di lavoro femminile è molto bassa la pensione di reversibilità è essenziale per il superstite (nella stragrande maggioranza donne). Il reddito da pensione di un superstite in Italia al momento è l’80% rispetto al reddito precedente la morte del partner ma in assenza di pensione ai superstiti scenderebbe sotto il 20% a fronte di una media Ocse intorno al 40% (Germania vicino all’80% mentre il Regno Unito lo supera).

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