Segreteria Pd: in vista del Congresso fiorisce il mercato di big, parlamentari e sindaci

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Si precisano via via che passa il tempo i rapporti di forza fra i candidati alla segreteria del Pd, ognuno dei quali cerca di rafforzare la propria squadra con una vera e propria operazione da calciomercato.

Nicola Zingaretti. Ha strappato big, qualche fedelissimo, intere correnti alla imponente maggioranza renziana che ha retto il Pd negli ultimi anni. Areadem di Dario Franceschini è passata quasi in toto con il governatore del Lazio. Come l’ex-premier Paolo Gentiloni. Gli ex-ministri Andrea Orlando e Roberta Pinotti, l’ex-capogruppo al Senato, Luigi Zanda. Ma anche alcune renziane della prima ora, come Rosa Maria Di Giorgi, ex-vicepresidente del Senato, o Elisabetta Gualmini, vicepresidente dell’Emilia-Romagna, che si sono congedate dal loro passato di ultra-renziane. Solo per fare qualche nome.

E pure Maurizio Martina ha centrato diversi nuovi innesti in squadra. Dai Giovani Turchi di Matteo Orfini, presidente Pd nell’era renziana, a Matteo Richetti, Graziano Delrio, Debora Serracchiani fino ad arrivare a Tommaso Nannicini, consigliere economico di Renzi a palazzo Chigi.

La cui ex squadra punta su Marco Minniti. Se l’ex-premier si tiene lontano dalla battaglia congressuale, i suoi stanno lavorando per l’ex-ministro dell’Interno. Tanto che viene confermato il ruolo di Luca Lotti come coordinatore della mozione. Minniti ha dalla sua il 60% dei gruppi parlamentari, 548 sindaci che hanno sottoscritto la sua candidatura, personalità che hanno avuto un ruolo di primo piano nel Pd in questi anni: non solo Lotti, ma Lorenzo Guerini, Ettore Rosato, Antonello Giacomelli per citarne alcuni.

Un quadro movimentato, dunque, in cui per la prima volta nei dieci anni di vita del Pd, non c’è un vincitore precostituito. E sebbene Zingaretti parta da favorito, l’esito delle primarie non è affatto
scontato. E non è scontato neanche che uno dei candidati raggiunga il 51% ai gazebo. In questo caso sarà l’assemblea dei delegati (eletti in modo proporzionale nelle liste a sostegno dei candidati) a decidere.

Quanti ai parlamentari quelli che fanno capo al senatore di Scandicci sono la stragrande maggioranza. E di conseguenza nei gruppi dem, il candidato più forte è Minniti. Su 111 deputati, una sessantina stanno con l’ex-ministro. A palazzo Madama su 52 senatori, 30-32 sono con Minniti.

E si attendono notizie sullo schieramento dei Governatori. Per ora si sono schierati solo l’umbra Catiuscia Marini con Minniti e il marchigiano Luca Ceriscioli con Zingaretti. Ambienti renziani danno Vicenzo De Luca e Sergio Chiamparino vicini all’ex-ministro dell’Interno. Dal fronte Zingaretti, invece, si confida sull’appoggio del calabrese Mario Oliverio. No news sull’emiliano Stefano Bonaccini. E, al momento, non è arrivato neanche alcun endorsement da Michele Emiliano. Sebbene in corsa ci sia il ‘suo’ Francesco Boccia. Tace Enrico Rossi.

Per quanto riguarda i sindaci, la gara sul numero di firme a sostegno della candidatura l’ha vinta Minniti su Zingaretti. Sia nei numeri che nella ‘qualità’, intesa come primi cittadini di città di
peso. Sui numeri siamo 500 a 200 circa. E sull’importanza delle città, Zingaretti può contare sul sindaco di Bologna, Virginio Merola. Minniti su quello di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà; di Bari, Antonio Decaro; di Firenze, Dario Nardella; di Pesaro, Matteo Ricci, di Mantova, Mattia Palazzi; di Ancona, Valeria Mancinelli; di Salerno, Vincenzo Napoli; di Bergamo, Giorgio Gori.

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Mentre impazzano le grandi manovre un sondaggio determina le seguenti posizioni fra i tre candidati: Nicola Zingaretti conquista il 39% dei consensi, Marco Minniti al 32%, mentre Maurizio Martina si posiziona al 29%. Questi sono i risultati di un sondaggio in vista delle primarie Pd effettuato dall’Istituto Noto Sondaggi.

Come si vede una situazione tutt’altro che chiara, che dà l’idea dello scollamento che esiste ancora nel partito dopo l’azione dirompente e divisiva di Renzi. Che almeno questo scopo l’ha raggiunto, far crollare la comoattezza dell’ex Pci. Ma le elezioni si approssimano, quelle europee, quelle amministrative e qualcuno dice, con sempre più forza, anche quelle politiche. Con all’orizzonte l’ombra di Salvini che, secondo gli ultimi sondaggi, ha superato abbondantemente il 32%

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