E’ tornato a splendere nella Galleria dell’Accademia, dopo il restauro, il crocifisso Corsi, opera così conosciuta di maestro anonimo fiorentino della prima metà del ‘300. L’intervento è stato presentato alla Galleria dell’Accademia di Firenze, col direttore del museo Cecilie Hollberg, coi restauratori Rita Alzeni, Roberto Buda e Aviv Frst e col curatore del dipartimento di pitture antiche, Angelo Tartuferi.
La grande croce dipinta, conservata dal 1919 alla Galleria dell’Accademia, si trovava in origine nell’antica chiesa di san Piero Scheraggio, oggi inglobata nel fabbricato della Galleria degli Uffizi. L’ignoto artista autore dell’opera – databile al 1315 circa – è stato battezzato dagli studiosi con la denominazione Maestro del Crocifisso Corsi, in base a una croce simile a questa, ma di proporzioni più contenute, appartenente un tempo alla collezione Corsi di Firenze. Il recupero, hanno spiegato i restauratori, presentava criticità, soprattutto in relazione al supporto ligneo, alla superficie pittorica, abrasa in più punti e nelle parti dorate, tutte aree sottoposte a un intervento mirato.
«Non faccio fare restauri senza una reale necessità – ha detto la direttrice Hollberg -. Un restauro è sempre un mettere a rischio l’opera: il risultato, in questo caso, è eccellente. Il restauro è riuscito a portare fuori luminosità, vivacità dei colori, trasparenze». Secondo la Hollberg il patrimonio culturale va conservato e questo è un compito dello Stato. Si tratta di un capitale che va tutelato. Un taglio dei fondi sulla cultura è rischioso perché si mette in pericolo manutenzione e conservazione delle opere. In Italia è la cultura che attrae le persone.
Ernesto Giusti
