Dopo aver attaccato Di Maio sulle chiusure domenicali dei negozi, invitandolo a pensare ad Avellino, il sindaco Sala è stato costretto alla retromarcia, una figuraccia epocale del piddino. Saputo che qualcuno si era offeso il sindaco afferma: «Se è così me ne scuso, ovviamente, era un po’ di ironia su Di Maio. Mica ce l’ho con gli avellinesi, anzi ci mancherebbe altro. Riguardo Mastella, ma dopo quarant’anni ancora Mastella dobbiamo ascoltare? E va beh… Me ne farò una ragione». Se dovessero approvare una legge in merito, «troveremo delle formule tipo promuovere un referendum o qualche forma del genere perché, ripeto, è qualcosa che qua non funziona», ha aggiunto. «Il tema non è semplicemente quello delle chiusure e delle aperture, ma anche di un modo di intendere la società e la linea politica. Alla fine io ritorno sempre un po’ a quello che il mio slogan: la solidarietà si coniuga con lo sviluppo. Quindi bisogna andare avanti. I diritti dei lavoratori certo che sono fondamentali. Anzi, prendo la cosa positiva di tutto ciò come uno stimolo ad approfondire ancor più con i sindacati il tema dei diritti dei lavoratori».
La replica di Salvini: «Sala si occupi dei quartieri di Milano, piuttosto che insultare Avellino . Il sindaco di una grande città come Milano dovrebbe lavorare, lui rappresenta un partito che, se si votasse oggi, prenderebbe la metà dei voti della Lega anche in città»