Pensioni: la finestra degli statali slitta a settembre 2019

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I dipendenti pubblici potranno andare in pensione anticipata soltanto da settembre del 2019. Slitta ancora in avanti la finestra riservata agli statali per poter lasciare il lavoro con «Quota 100», ossia con 62 anni di età e 38 di contributi. L’ultima novità è il frutto di un serrato confronto tra i tecnici del ministero del Lavoro e il ministro della Funzione pubblica Giulia Bongiorno.

Quest’ultima ha chiesto tempo per poter garantire una staffetta ordinata tra i pensionamenti e i nuovi ingressi attraverso i concorsi nella pubblica amministrazione in modo da garantire una «continuità» nei servizi. La funzione pubblica deve già fronteggiare il pensionamento ordinario di 147 mila dipendenti il prossimo anno. Con «Quota 100» se ne aggiungerebbero altri 170 mila circa. Un’ondata di uscite potenzialmente in grado di mettere in difficoltà diverse amministrazioni pubbliche.

Così il ministero guidato dalla Bongiorno avrebbe addirittura chiesto il preavviso di un anno per i pubblici dipendenti interessati ad anticipare la pensione. Tuttavia in questo modo, per gli statali non ci sarebbe stata una «Quota 100», ma una «Quota 101», cosa che avrebbe causato una disparità di trattamento eccessiva rispetto ai dipendenti privati. Il compromesso è stato di far slittare di sei mesi i pensionamenti. I dipendenti pubblici potranno fare domanda di accesso alla pensione anticipata solo dal prossimo mese di aprile, e lasciare fisicamente il lavoro a settembre. Questo, secondo le prime stime, potrebbe quasi dimezzare la platea dei prepensionati pubblici nel 2019, riducendola da 170 mila a 100-110 mila.

Ci sarà anche un effetto sui costi della misura. Nella manovra sono previsti 6,7 miliardi di euro per la riforma delle pensioni per il 2019. Con questi correttivi la somma effettivamente necessaria a coprire il 100% degli aventi diritto, sia pubblici che privati, scenderebbe a 5 miliardi di euro. Ma il governo stima che non tutti utilizzeranno le finestre di «Quota 100» per lasciare il lavoro. Una stima prudenziale che circola tra gli addetti ai lavori, è che ad approfittare dell’anticipo sarà circa il 70% di tutti coloro che matureranno i requisiti.

E questo ridurrebbe l’esborso il primo anno a 3,5 miliardi di euro. Nel testo definitivo della manovra, inoltre, è stata inserita una «clausola di salvaguardia» che prevede che le somme risparmiate per reddito e pensioni rispetto agli stanziamenti, verranno fatte slittare all’anno successivo, fermo restando però il limite complessivo del fondo stabilito in 16 miliardi. Nei fatti significa che i soldi non spesi andranno a ridurre il deficit pubblico.

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