Pronta la lettera della Ue, bocciatura della manovra, rischio di procedura di deficit eccessivo

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La decisione della Commissione Ue di inviare una lettera all’Italia è scontata, perché è un atto dovuto dalle regole e largamente anticipato al Governo di Roma con la missiva di avvertimento del 5 ottobre scorso. Quel documento già illustrava i rischi che avrebbe corso l’Italia se avesse presentato una manovra con il deficit al 2,4% e senza aggiustamento strutturale. Il linguaggio era studiato nel dettaglio, e già parlava di deviazione significativa dagli obiettivi, la stessa che sarà sottolineata nella lettera in partenza e che dà alla Commissione già la motivazione sufficiente per aprire una procedura. Di seguito le tappe del confronto tra Roma e Bruxelles.

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE. Dopo la consegna dei draft budgetry plan, se la Commissione rileva un rischio serio di non rispetto delle regole ha una settimana per chiedere maggiori informazioni al Governo. Lo farà con la lettera in arrivo molto probabilmente al termine della visita a Roma del commissario Moscovici venerdì. E’ l’avvio dell’interlocuzione formale, a cui l’Italia dovrà rispondere spiegando come intende rispettare le regole.

BOCCIATURA. Se le spiegazioni italiane non convinceranno Bruxelles, entro due settimane dalla consegna del draft, quindi entro il 30 ottobre, la Commissione potrà adottare un giudizio negativo della manovra e chiederne una nuova. A quel punto il Governo avrebbe tre settimane per riscriverla e riconsegnarla. E’ un passo che la Commissione non ha mai fatto con nessuno prima d’ora.

NUOVA VALUTAZIONE. Entro tre settimane dalla nuova bozza, i commissari dovranno formulare una nuova valutazione. Se fosse negativa anch’essa, si avrebbe a quel punto la certezza che da un momento all’altro potrebbe scattare la procedura per debito eccessivo.

PROCEDURA . La procedura per deficit eccessivo risponde alle prescrizioni dell’articolo 126 del Trattato e mette nel mirino gli Stati che abbiano una soglia di deficit superiore al 3 per cento del Pil o abbiano violato la regola del debito, quando cioè questo si trova al di sopra del 60% del Pil e non ridiscende a un ritmo in linea con quello prescritto dall’Europa. In via teorica, il gap tra il livello di debito di un Paese e la soglia di riferimento del 60% dovrebbe scendere di un ventesimo all’anno (nella media di un triennio). Se un Paese ricade nella procedura del deficit, l’Europa chiede l’impegno a realizzare una serie di obiettivi per riportare i disavanzi o debiti eccessivi a livelli di sicurezza. E’ un commissariamento di fatto, anche perché qualora i governi decidessero di tirare dritto per la loro strada – omettendo ripetutamente di adottare misure adeguate in tal senso – si potrebbe arrivare a un avvertimento ufficiale da Bruxelles, che poi potrebbe comportare una sanzione, ad esempio un’ammenda che può raggiungere fino allo 0,2% del Pil.

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