Pace fiscale, sostanzialmente un condono mascherato, un regalo agli evasori

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La misura chiave del decreto collegato alla manovra di bilancio è la pace fiscale, modulata attraverso una serie di strumenti che vanno dallo stralcio (condono) delle vecchie cartelle (fino al 2010) sotto i mille euro alla rottamazione con rate quinquennali, passando per una sorta di voluntary disclosure sui redditi omessi, tramite una dichiarazione integrativa che dà diritto a un forte sconto sul dovuto. Si perpetuano le vecchie misure, adottate dai precedenti governi, con una definizione che vorrebbe annacquarne i contenuti, ma nessuno ci è cascato.

In primis, tra le misure di pace fiscale c’è il cosiddetto stralcio delle cartelle esattoriali fino a mille euro, affidate all’agente della riscossione tra il 2000 ed il 2010. Stralcio significa che vengono cancellate d’ufficio, il contribuente non dovrà pagare nulla. Il premier, Giuseppe Conte, ha spiegato che questa norma è stata messa a punto su richiesta dei tecnici, sulla base della considerazione che gestire queste posizioni costa più del gettito che producono.

La rottamazione ter è rivolta a coloro che avevano fatto domanda di rottamazione bis e hanno poi versato almeno una rata. Questi contribuenti possono diluire il debiti con il Fisco in modo molto più vantaggioso, con dieci rate di pari importo spalmate su cinque anni. Dunque, una rateazione più favorevole rispetto a quella attuale, che prevede cinque o tre rate rispettivamente per i debiti 2017 e per quelli precedenti. L’operazione prevede una ridefinizione del debito che continua a non prevedere sanzioni o interessi di mora, e comporta solo il pagamento di un interesse pari al 2% annuo.

Prevista anche la possibilità di trattare i debiti fiscali in compensazione con i crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione. In altri termini, se un contribuente che aderisce alla rottamazione ter è anche un creditore della PA, può effettuare la compensazione. Con ogni probabilità, (non c’è per ora il testo definitivo del decreto) i crediti dovranno essere certificati sull’apposita piattaforma del Mef.

C’è poi una nuova definizione agevolata, che quindi riguarda contribuenti che non avevano aderito ai precedenti provvedimenti di rottamazione. Qui il Governo non ha fornito molti dettagli, per cui ci sono una serie di punti ancora da chiarire. Sicuramente questa nuova sanatoria riguarderà le pendenze con il Fisco (quindi le tasse). Come la rottamazione ter, prevede il pagamento integrale della somma dovuta, senza però interessi e sanzioni, e le rate su cinque anni. Non ci sono invece indicazioni sull’eventuale estensione alle multe stradali e alle tasse comunali. La definizione agevolata è prevista anche per l’IVA, e consentirà anche di sanare gli atti del procedimento di accertamento e dei verbali di contestazione. Infine, riguarda i carichi affidati all’agente della riscossione a titolo di risorse proprie dell’Unione europea.

All’interno di questa definizione agevolata c’è anche una sorta di ravvedimento operoso sulle dichiarazioni dei redditi, che consente di presentare una dichiarazione integrativa applicando un’aliquota del 20%. Ci sono però dei paletti. Intanto, trattandosi appunto di una dichiarazione integrativa, si tratta di una formula che riguarda solo chi ha presentato la dichiarazione dei redditi. In secondo luogo, consente di sanare solo somme che sono superiori al massimo del 30% rispetto a quanto dichiarato. E in ogni caso, c’è un tetto massimo a 100mila euro (sopra questa cifra, niente dichiarazione integrativa). Non è chiaro quali sono gli anni fiscali a cui si può applicare questa ipotesi (pare alle dichiarazioni 2017 e 2018).

Ci dovrebbe infine essere una nuova sanatoria delle liti pendenti, che consente a chi ha vinto in primo grado di pagare il 50% del dovuto, mentre chi ha avuto ragione anche in appello pagherà solo il 20% della somma.

Non c’è che dire, il governo del cambiamento continua nel concedere agevolazioni agli evasori di tasse e contributi, ai quali per di più si appresta a concedere anche il reddito di cittadinanza, prelevando i fondi con tagli alle pensioni d’oro. Tutto considerato era meglio non cambiare, anche se nessuno giunge al punto di rimpiangere i governi del Presidente.

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