La giornata è iniziata subito calda, con Carlo Calenda che parla di un Pd a cui serve uno psichiatra: «Quello che importa ai dirigenti è il congresso. Sta diventando un posto in cui l’unico segretario che si dovrebbe candidare è il presidente dell’associazione di psichiatria». Per errore, viene attribuita all’ex-ministro anche la frase: «Il Pd merita l’estinzione». Ma, prima che arrivasse la rettifica, Maurizio Martina sbotta: «Adesso basta, chiedo a tutti più generosità e meno arroganza. Il Pd è l’unico argine al pericolo di questa destra». E fa un appello in vista della manifestazione del 30 settembre a Roma: «È possibile chiedere a tutti i dirigenti nazionali del mio partito una mano perché la manifestazione del 30 sia grande, bella e partecipata?». Poi c’è Giachetti che minaccia lo sciopero della fame.
In serata, arriva Nicola Zingaretti: «Credo che adesso dobbiamo fare tutti uno sforzo perché il 30 settembre diventi una grande giornata di riscossa democratica e popolare». Un appello condiviso anche dall’ala renziana che, tuttavia, resta innanzitutto concentrata sullo sfidante da contrapporre al congresso al presidente della regione Lazio. A Montecitorio, era tornato a girare con insistenza il nome di Graziano Delrio. Il capogruppo ha ripetutamente respinto l’invito. Eppure, chi ci ha parlato nelle ultime ore, riferisce di un no meno granitico.