Magistratura e Commissione d’inchiesta accerteranno chi avrebbe dovuto agire e non l’ha fatto

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In Italia i ponti scaduti e da revisionare sono circa diecimila. Gli elementi principali alla base del rischio crollo, secondo i dati, sono i volumi di traffico e l’età dei manufatti. Quando quest’ultima è superiore 50 anni e le strutture sono ancora interessate da grossi volumi di traffico, si accende un campanello d’allarme: questi ponti sono diecimila. Purtroppo la normativa che regola le nuove costruzioni, introducendo il grado di sicurezza strutturale, è
solo del 2008. Lo ha detto all’ANSA il direttore dell’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Cnr, Antonio Occhiuzzi.

Il parere di un esperto ci porta a fare due riflessioni. Per la determinazione delle responsabilità del crollo genovese occorre attendere le valutazioni della magistratura e le conclusioni della commissione d’inchiesta preannunciata dal Ministero delle Infrastrutture. Sono questi organi deputati a verificare quanto viene detto a ruota libera in questi giorni e alle repliche piccate di società Autostrade, che sembra pensare più al lato economico della vicenda che al lato umano delle vittime del crollo di una struttura da lei gestita. Ma parallelamente emergono atti e fatti datati e inequivocabili., dai quali emerge che le concessioni e le proroghe sono sempre avvenute ad opera di Governi di centrosinistra.

Ciò premesso è importante che gli enti gestori o concessionari di queste 10.000 infrastrutture intervengano, se non lo hanno fatto, per monitorare eventuali carenze e provvedere immediatamente o alla chiusura del tratto di strada pericoloso o ai lavori di pronto restauro, senza rinviarlo a dopo l’estate come è avvenuto in alcuni casi recenti, quando i fatti luttuosi hanno dimostrato che era necessario intervenire prima. Anche questo avranno il compito di accertare la magistratura e la Commissione d’inchiesta.

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