Fiorentina: comunicare non è un’arte, ma un dovere. I Della Valle ricomincino a parlare

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L’incredibile morte di Davide Astori aveva fatto il miracolo: fra i tifosi e la famiglia Della Valle era scoppiata la pace. Turbata solo da qualche brusìo a fine campionato, soprattutto dopo il clamoroso, e molto fastidioso, 5-1 di San Siro con il Milan. Poi di nuovo tregua, in attesa dei colpi di mercato e, anche, della possibile ammissione d’ufficio all’Europa League dopo la prima sentenza Uefa che condannava il Milan. Firenze aspettava. E i tifosi viola, magari un po’ frastornati dalla festa bianconera per Ronaldo, speravano di poter rialzare la testa e di riprendersi quel posto fra le grandi che è sempre stato un diritto legittimo della squadra e della città. Ecco, quel momento d’attesa, avrebbe dovuto essere sfruttato dalla famiglia Della Valle per comunicare, per far conoscere ufficialmente obiettivi, intenzioni e speranze. Avrebbe dovuto essere il momento di riallacciare un dialogo in sostanza mai ripreso.

Fiorentina in gruppo nella serata di presentazione a Moena (Foto da Viola Channel)

Personalmente, sia su questo giornale online sempre vicinissimo alla Fiorentina, sia dai microfoni di Italia 7 e di Lady Radio, ho auspicato per settimane che i Della Valle parlassero. Attraverso uno strumento semplice ma efficace: una conferenza stampa, ossia quella palestra di domande e risposte che serve per informare e anche per capire. L’arte di comunicare, nonostante si siano succeduti fior di professionisti nello staff, non è mai stata nelle corde di questa Fiorentina. Ma nella specie di limbo e d’attesa bisognava pensarci e parlare. Per chiarire e chiarirsi. Soprattutto per battere un colpo: ci siamo anche se non facciamo follie di mercato e non rischieremo mai di essere processati dell’Uefa come il Milan. Invece nulla. A parte qualche dichiarazione di maniera di Andrea Della Valle, a Moena, fra un selfie e l’altro, la Fiorentina è rimasta in silenzio. E alla fine, alla delusione per la mancata partecipazione all’Europa League (l’Uefa si è comportata malissimo, anche per i tempi lunghi che hanno alimentato l’illusione), si è mescolata quella per un mercato ricco di aspettative e, almeno finora, piuttosto vuoto di concretezza. Ed ecco che si è riproposto il clima teso di gennaio e febbraio di quest’anno, con i comunicati dei tifosi di curva Fiesole. Né è servito molto il dibattito sul nuovo stadio fra comune e società. La situazione, anche qui, sembra stagnante. Allora, il rischio è che si arrivi al campionato con un clima non buono, fatto di prese di posizione, contestazioni, musi lunghi.

Che fare? Quello che finora non è stato fatto: dialogare, far sapere, comunicare. Un’occasione poteva essere anche la festa di fine ritiro, ieri sera a Moena. Alla quale i Della Valle non sono stati presenti. L’augurio? Che dal mercato, nei prossimi giorni, arrivi qualche notizia confortante (perché questa Fiorentina, così com’è, non sembra in grado di dare troppe garanzie in un torneo ancora più difficile dell’anno trascorso) e che i Della Valle si decidano a dire quello che pensano e che vogliono. E rassicurino. Nei primi anni della loro gestione, io ricordo Diego pronto a scendere in mezzo ai tifosi, davanti allo stadio, nei tempi in cui la Fiorentina lottava per tornare in serie A. Ecco, che ricominci parlare alla gente come allora. O attraverso la conferenza stampa che invoco da tempo. I giornalisti, mi posso permettere di assicurarlo, reciteranno il loro ruolo: faranno domande con professionalità e riferiranno fedelmente le risposte. Il dialogo aiuta. Il silenzio inquieta.

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Sandro Bennucci

 

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