La crisi della Merkel può diventare la crisi dell’Europa

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Anche in Germania avanza la protesta antimigranti e mette in pericolo il Governo di Angela Merkel. La Csu ha piazzato il suo leader, Horst Seehofer, al ministero dell’Interno (per gli stessi motivi che hanno portato Matteo Salvini al Viminale). La strategia di Seehofer è la stessa sperimentata con successo da Sebastian Kurz in Austria: tagliare l’erba sotto i piedi all’estrema destra, spostando in quella direzione l’asse di un governo nominalmente centrista. Non può farlo su tutto, per il vincolo rappresentato dal Spd, ma può farlo sull’immigrazione dove ha dietro una vasta opinione pubblica interna e può contare su alleanze trasversali crescenti in Ue (Austria, Italia, Polonia, Ungheria). In effetti la Francia di Macron, la Spagna di Sanchez e la Germania della Merkel sembrano non aver capito che una nuova situazione anche politica, oltre che sociale ed economica, di molti Stati europei richiede, di fronte al carattere ormai strutturale e di lunga durata della questione migratoria, una politica di rigido controllo delle frontiere esterne. Non potendoci arrivare per insipienza della Ue, in Germania la Csu vuole tutelarsi nel controllo più severo delle frontiere interne, lo stesso, con finalità opposte fa la Francia di Macron e ha cominciato a fare l’Italia di Salvini. Si consideri che l’incidenza dell’immigrazione non è solo numerica, ma in alcuni strati della popolazione rischia di produrre uno choc culturale: sulla identità di una nazione e del suo tessuto religioso. La Baviera cattolica, ad esempio, in Germania è quella che, più di altre regioni, ha sempre cercato di coniugare modernità, sviluppo economico e difesa della tradizione. Un equilibrio che ora rischia di essere minacciato dal costituirsi di società multiculturalista, che i cristiano-sociali, ritengono pericolosa. È diffusa ormai la sensazione, non solo in Seehofer e in molti esponenti della Cdu, ma anche in molti politici europei, che la Cancelliera abbia difficoltà, per la prima volta, non solo nel dirigere il paese, ma anche di costituire con la sua Germania il traino economico e politico, come era avvenuto finora, dell’Unione.L’accordo raggiunto fra i due leader tedeschi all’ultimo momento, sui centri di transito per migranti già registrati in altri Paesi ha soltanto spostato il problema. per ora il Governo resta in piedi, ma rischia di essere ancora in pericolo sul fronte migranti. Con l’indebolimento della Merkel si aprono dunque nuovi scenari non tanto o non soltanto in Germania, ma anche in Europa. Che si trova a fare i conti con la politica aggressiva degli Stati Uniti e di Trump, al quale non possono fare argine certamente i singoli Paesi, i singoli capi di Governo e di Stato, come Macron, Conte o Sanchez. Né tanto meno lo può fare l’imbelle Commissione Ue.

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