Immigrazione: gravi spaccature in Francia, c’è chi è d’accordo con Salvini

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La polemica sul destino dei migranti di Aquarius hanno avuto, anche in Francia, l’effetto immediato di rianfocolare la tradizionale divisione tra sinistra e destra. Ce lo spiega, in un articolo pubblicato su Le Figaro del 10 giugno, «sulla questione immigrati, il ritorno delle tradizionali spaccature», Marcelo Wesfreid .

Il sindaco di Lille, Martine Aubry, non ha perso l’occasione di strigliare la sua bestia nera, Emmanuel Macron. «La Francia, il paese dei diritti umani, è una delle nazioni che ha fatto meno per i rifugiati, sia l’attuale governo, sia il precedente. E osiamo dare lezioni dall’Italia che è stata sommersa da profughi, ha stigmatizzato l’ex primo segretario del PS. Ricordo quanto sono stati grandi gli italiani a Lampedusa, per mesi e mesi hanno accolto migranti, ma poi sono stati sommersi».

Il capolista del partito comunista alle elezioni europee, Ian Brossat, si rammarica che «i rifugiati siano trattati in un modo che è indegno di noi, indegno dell’Unione europea ». Ma difende l’uso delle quote per distribuire equamente i flussi migratori. «Sono favorevole al fatto che sia fissato, su scala europea, un sistema di distribuzione che ci permetta di uscire da questo permanente ping-pong», ha detto su RFI.

Anche il vicesindaco di Parigi vuole «porre fine agli accordi di Dublino», secondo i quali quando un rifugiato arriva in Europa, «è obbligato a presentare la sua domanda di asilo nel paese in cui è arrivato, un sistema totalmente assurdo, che fa gravare tutto il peso sui paesi del Sud, che non sono i più prosperi».

Il presidente di Debout France, Nicolas Dupont Aignan, esprime un’opinione completamente diversa. Su BFMTV ha chiesto il ripristino di una «completa chiusura delle frontiere nazionali e dei confini europei». E su Twitter rincara la dose: «la mia posizione è chiara: una volta salvati, dobbiamo avere il coraggio politico e militare di restituire i migranti ai loro paesi d’origine per porre fine allo sfruttamento dei trafficanti. Salvini ha avuto il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, Macron ha sbagliato a contrastarlo».

Jean-Marie Le Pen, lo storico fondatore del Front National, non è stato tenero, da parte sua, con le «anime belle (che) insistono per portare i migranti nei nostri paesi europei. Che queste persone siano identificate e che sappiano che sarà necessario destinare un terzo dei loro appartamenti per alloggiare questi arrivi», ha scritto sul suo account Twitter.

A comprova che il superamento delle spaccature non è molto facile, quando si tratta di migranti, la maggioranza dei Macronisti si divide sulla linea da difendere, combattuta tra i sostenitori dell’accoglienza e i difensori di un approccio più intransigente. Il Primo Ministro, Edouard Philippe, ha cercato di minimizzare le differenze interne. «Ci sono espressioni, sensibilità diverse, interrogativi e questo è un bene. Se non esistessero, diresti che è una maggioranza di peones. La maggioranza invece è salda e attuerà gli impegni del Presidente della Repubblica, non ho alcun dubbio».

Ma non c’è alcun dubbio invece che, se l’Europa non agisce alla svelta per arginare questi contrasti interni dovuti all’enorme e insostenibile afflusso di migranti, sarà l’inizio della fine dell’Unione, come hanno cominciato a comprendere, forse troppo tardi, anche Frau Merkel e il Presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker.

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