Aferpi: il piano di Jindal illustrato al Ministero, il giudizio dei sindacati

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Incontro al Mise, oggi, tra il gruppo Jindal e Rsu e Sindacati di Aferpi, ex Lucchini, di Piombino alla presenza del Sindaco, dell’Autorità portuale e della Regione Toscana nel corso del quale Jindal ha presentato le linee guida del piano industriale che dovrà essere perfezionato dopo il closing per il subentro a Cevital nel controllo della società.
Jindal intende, secondo quanto illustrato ai sindacati , riavviare la produzione di acciaio con investimenti importanti di costruzione di due forni elettrici e di riavvio delle linee di laminazione. Il piano si estende su un periodo di 4 anni e prevederebbe di occupare circa 800 dipendenti diretti. Nei prossimi giorni si terrà un incontro della cabina di regia sull”accordo di programma per l’aggiornamento sulle opere di infrastrutturazione dell’area industriale e portuale.
Dai sindacati per ora i commenti sono prudenti. Pur ritenendo “importante” la scelta di investimento di Jindal, infatti, la Fim ha chiesto “precisi impegni produttivi” in grado di offrire garanzie per tutti i 2000 addetti, diretti e dell”indotto, con adeguati carichi di lavoro, oltre alla necessaria copertura di ammortizzatori sociali, come spiegato al termine dal segretario nazionale Nicola Alberta che ha sollecitato anche l”apertura di un confronto di merito con il gruppo per affrontare tutti i problemi di organizzazione del lavoro, di carichi e di occupazione “ponendo la condizione della condivisione di tutto il percorso a tutela dei lavoratori e del territorio”.

Anche per la Fiom le idee messe sul tavolo da Jindal si sono rivelate “interessanti” anche se il piano dovrebbe garantire “l”occupazione per tutti i dipendenti, cosa che al momento non fa”, dice in una nota. “Per la Fiom l”obiettivo, come sempre ribadito in questi ultimi anni, è quello che Piombino torni a produrre acciaio, e l’annuncio dei due forni elettrici entro il 2020, più un eventuale terzo forno nel 2021, va in questa direzione, garantendo l’occupazione per tutti i dipendenti, cosa che al momento questo piano non garantisce”, dicono Rosario Rappa, segretario nazionale e Mirco Rota, coordinatore nazionale della siderurgia.
“Ora è necessaria una discussione dettagliata sul piano industriale – continuano – alla quale dovrà seguire immediatamente un confronto sugli ammortizzatori sociali da individuare per accompagnare il percorso di rilancio dell”acciaieria, non essendo al momento coperto l”intero periodo.”
Al tavolo di confronto sono rimaste per ora fuori dalla discussione, ma sollevate dalla Fiom, due questioni: l”impatto ambientale della produzione, sia dal punto di vista della salute e della sicurezza dei lavoratori che dell”impatto sul territorio; e tutto il sistema dell’indotto.

Attenzione alla salvaguardia di tutti i livelli occupazionali, diretti e dell’indotto, e alla ripresa produttiva siderurgica da attuare con impianti ambientalmente compatibili anche da parte dell”Ugl. «Prima di dare un giudizio sul piano industriale ci riserviamo di conoscerlo nel dettaglio. Intanto, l”auspicio è che il governo in corso di formazione sia garante della trattativa: i lavoratori non vanno lasciati soli al loro destino», si legge in una nota sindacale.

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