Pensioni: burocrati Ue, abbassare quelle alte. Ma intanto le loro sono altissime

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Anche i burocrati Ue, che godono di pensioni altissime, vengono in soccorso del contratto di governo M5S – Lega, chiedendo la riduzione delle pensioni più alte. L’Italia è invitata a seguire la strada già intrapresa per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico e tagliare quelle troppo alte e non coperte dai contributi versati.
Nel documento dell’Ue viene segnalata l’opportunità di correggere quei sistemi previdenziali che generano forti asimmetrie nei trattamenti pensionistici concessi a diverse categorie di pensionati non fondati su diversi livelli contributivi. Dato che nei sistemi a ripartizione questi trattamenti di favore si ripercuotono su tutti gli altri contribuenti.
Il documento Ue giunge proprio in occasione dell’affidamento dell’incarico al premier designato, Giuseppe Conte, al quale spetta il compito di realizzare il programma di Governo concordato tra Lega e Cinque Stelle, che hanno già messo in calendario un intervento sulle pensioni d’oro. Nel programma del Governo Giallo-Verde ci sarebbe, infatti, un taglio delle pensioni elevate, superiori cioè a 5mila euro netti al mese, non maturate sulla base dei contributi versati. Il prelievo finanzierebbe le coperture per sostenere la flessibilità in uscita basata sulla quota 100 e sulla pensione anticipata con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica, capisaldi del programma di governo di Lega e Cinque Stelle per la nuova legislatura.
Nel mirino dei Cinque Stelle ci sarebbero soprattutto ex dirigenti pensionati a carico dei fondi speciali dell’Inps (ex elettrici, ex telefonici, ex inpdai) e alte cariche dello Stato che hanno maturato l’assegno con le regole di calcolo retributive riuscendo con l’ultimo scatto stipendiale ad ottenere un assegno succulento anche senza elevate anzianità (e versamenti) contributive.
Ma i funzionari Ue, così solerti nel condannare il nostro sistema pensionistico, hanno trattamenti molto più privilegiati, ricevono come pensione l’1,8% dell’ultima retribuzione base per ogni anno di servizio, una percentuale doppia rispetto a quello base come calcolo del nostro sistema retributivo, così criticato. Del resto conosco bene il livello degli stipendi dei burocrati comunitari, dei quali ho fatto parte per quattro anni. Allora, nel 1980, lo stipendio italiano era pari a 650.000 lire, quello comunitario equivalente pari a 3.200.000. Di questo si parla, di cifre aggiornate ai livelli di oggi con l’Euro e con parametri immutati per gli euroburocrati.

Pensiamo che in Italia la base di calcolo per quelle che vengono chiamate pensioni d’oro – calcolate anche col retributivo – è lo 0,9%, non l’1,8% vigente per la privilegiata armata di travet europei. Inoltre, mentre il nostro sistema per il calcolo degli assegni calcola la media del trattamento economico degli ultimi 5/10 anni, il calcolo dei pensionati d’oro Ue si fa solamente sull’ultimo stipendio. Quindi si predica bene e si razzola male. Non ha tutti i torti Salvini nel dire, respingendo le critiche preventive piovute da ogni parte d’Europa e del mondo sul neonato governo giallo-verde, che agli italiani ci deve pensare il nostro Governo.

Paolo Padoin

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