Oggi 19 maggio, nel corso dell’Assemblea convocata dal pd all’Hotel Ergife di Roma, le due anime che ormai lo compongono potrebbero davvero andare allo scontro. Maurizio Martina, il reggente, chiederà di poter proseguire la sua gestione per portare il partito al congresso in autunno. E sfiderà il gruppo renziano in assemblea, anche a costo di andare alla conta dei voti.
Renzi ha proposto di rinviare la discussione su segretario e congresso e di fare dell’assemblea all’Ergife un evento politico, la prima kermesse di opposizione al nascente governo gialloverde. «Confrontiamoci con i delegati dell’Assemblea nazionale su come organizzare nel Paese ed in Parlamento l’opposizione a Di Maio e Salvini, evitiamo conte astruse», l‘appello dei big renziani, da Andrea Marcucci a Graziano Delrio, Matteo Orfini e Lorenzo Guerini .
Ma la risposta della parte avversa, dopo una riunione mattutina con Martina, è stata un secco no. Da Andrea Orlando a Dario Franceschini, passando per Gianni Cuperlo, Luigi Zanda e l’area di Michele Emiliano la decisione è stata di procedere con l’ordine del giorno che prevede la nomina del segretario. La richiesta di Martina è quella di un “mandato chiaro” dell’assemblea, un “segno tangibile”.
Sui numeri è guerra, ma le stime dicono che l’area dei ribelli conta almeno sul 45% dei componenti. E nessuno sa di preciso in quanti arriveranno a Roma per l’assemblea. Insomma, un voto potrebbe riservare sorprese e certificare che gli equilibri interni si sono spostati a sfavore dell’ex segretario.