Italia solo il 24% di studenti nelle facoltà scientifiche. Pochi i laureati

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In Italia nei prossimi dieci anni il 70 per cento delle professioni evolverà in ambito tecnologico e digitale. Eppure oggi solo il 24 per cento di maschi e femmine si iscrive alle facoltà scientifiche su un totale di laureati che nel nostro paese arriva al 18 per cento: una delle cifre più basse in zona Ocse, dove la media è di 3,7 laureati ogni dieci persone, più del doppio della media italiana.

Per esempio, secondo la ricerca “Teen’s voice” elaborata da Campus Orienta nel corso delle 13 tappe del Salone dello Studente, tenuto mercoledì 9 e giovedì 10 a Milano, il 52 per cento dei maschi che attualmente frequenta l’ultimo anno di scuola superiore non ha ancora deciso la facoltà, mentre le donne incerte sulla scelta sono il 48 per cento.

Ma mentre le ragazze sono più interessate a facoltà umanistiche – per esempio, la facoltà di storia è frequentata dall’84 per cento di donne e solo per il 16 per cento da uomini – il sesso opposto predilige le facoltà scientifiche, cioè le Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica): ad esempio, la facoltà di ingegneria meccanica in Italia, secondo i dati dello studio, è frequentata al 100 per cento da ragazzi, così come quella di ingegneria spaziale. A ingegneria industriale le donne sono invece il 26 per cento, contro il 74 di maschi. Una percentuale davvero minima. E ancora: solo il 24 per cento dei professionisti in scienza e ingegneria è donna, mentre tra i tecnici nell’ambito dell’innovazione, della tecnologia e della scienza, solo il 15 per cento è donna.

«Le carenze in fatto di Ict e Stem sono un argomento che deve toccare il mondo della formazione, perché è qui che nascono competenze e obiettivi. Promuovere le discipline scientifiche, favorendo l’ingresso nel mondo del lavoro nelle modalità richieste dal mercato, è un nostro compito che affrontiamo con grande consapevolezza e entusiasmo», ha spiegato Domenico Ioppolo, direttore operativo di Campus Editori, che insieme ai Giovani imprenditori di Confindustria organizza da trent’anni il Salone dello Studente in tutta Italia con l’obiettivo di contrastare il gender gap e gli stereotipi di genere e avvicinare le studentesse allo studio delle materie scientifiche. «Quello che dobbiamo capire è che da qui al 2025 le lauree Stem saranno tra le più richieste nel mondo del lavoro, con una crescita nazionale del 17 per cento e attualmente il gap tra maschi e femmine in questo settore è al 68 per cento».

Secondo una recente ricerca di InTribe, startup innovativa che si occupa di analisi quantitative e anticipazione dei trend, entro il 2025 in Italia il 34 per cento dei posti di lavoro sarà “sostituito” ma ci sarà un’espansione della domanda di oltre il 4 per cento. Questa crescita occupazionale in realtà “penalizzerà” alcune professioni a vantaggio di altre: saranno infatti le persone con qualifiche di alto livello a trovare più facilmente lavoro (circa 2,3 milioni di posti nuovi, che diventano 4,5 se si considerano i pensionati che dovranno essere sostituiti dai nuovi assunti), mentre solo 270 mila posti saranno disponibili nei prossimi anni per chi ha bassi livelli di qualifica. In più, il 25 per cento delle possibilità lavorative saranno per lavori inesistenti fino a pochi anni fa. A questo discorso si lega quello sul digital mismatch, cioè il divario tra le competenze possedute dai lavoratori e quelle richieste oggi nel mondo del lavoro. E, si legge nello studio di InTribe, «se non colmiamo le lacune che riguardo le professioni Ict in 3 anni potremmo avere 3 milioni di posti di lavoro vacanti».

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