Finanza: negli ultimi 4 anni boom del prelievo fiscale (+4,1%) e del debito pubblico (+9,8%)

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Boom del prelievo fiscale e aumento record del debito pubblico negli ultimi 4 anni.
Il gettito complessivo del prelievo fiscale nel 2017 è arrivato a 728,9 miliardi, in aumento del 4,1% rispetto ai 700,2 miliardi del 2013. A crescere sono sia le imposte dirette, che passano da 240,9 miliardi a 250,5 miliardi (+4%), sia le imposte indirette, che da 239,8 miliardi arrivano a 249,9 miliardi (+4,2%). I dati sono contenuti nel dossier dell’Istat sul conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche ed elaborati dall’Adnkronos. Per arrivare al totale bisogna aggiungere i contributi sociali effettivi, che passano da 211,2 miliardi a 222,3 miliardi, i contributi figurativi, che calano di poco (da 4,1 miliardi a 4 miliardi), in aumento del 5,1%. Infine ci sono le imposte in conto capitale, che si dimezzano da 4,1 miliardi a 2,2 miliardi (-46,5%).
Non deve trarre in inganno la riduzione della pressione fiscale, che è passata dal 43,6% al 42,5%, in quanto il valore è calcolato in rapporto all”andamento del prodotto interno lordo. Pil che nello stesso periodo è cresciuto del 7%, passando da 1.604,6 miliardi di euro a 1.716,9 miliardi di euro e che, di conseguenza, porta a una riduzione del peso del fisco rispetto al valore della produzione nazionale.

E’ cresciuto ancor più, nello stesso periodo, il debito pubblico, che passa da 2.070,2 miliardi del 2013 a 2.263 miliardi del 2017. In termini assoluti si registra un aumento di 192,8 miliardi, che corrispondono al +9,3%. L’aumento del pil in questo caso non è riuscito ad arginare la corsa del debito, che aumenta di 2,8 punti percentuali passando dal 129% al 131,8%. La difficoltà di far quadrare il bilancio è una costante per l’Italia, che anche lo scorso anno ha incassato 39,7 miliardi in meno di quanto ha speso.
Considerando il totale delle entrate, correnti e in conto capitale, il gettito arriva a 799,9 miliardi (+3,5% in quattro anno). Le uscite invece hanno raggiunto quota 839,6 miliardi (+2,5%), grazie alla lievitazione di alcune voci come le prestazioni sociali in denaro, che sono arrivate a 342,1 miliardi crescendo del 7%. Nemmeno la riduzione della spesa per interessi, che segna un -15,4% arrivando a 65,6 miliardi di euro, è riuscita a contenere l’emorragia di uscite, che con l”addio al quantitative easing sarà con tutta probabilità aggravata dal prevedibile incremento dei tassi d”interesse.

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