I comitati chiedono un confronto sulla geotermia

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Nel dibattito – fin qui poco animato – sulla nuova legge regionale che disciplinerà il campo della geotermia, annunciata a gennaio dal governatore Enrico Rossi (nella foto), scendono in campo i comitati che sostengono la necessità di abbandonare gli impianti ad alta o media entalpia, ovvero che sfruttano i vapori più caldi: è questa la prima richiesta emersa da un convegno, organizzato dalla “Rete nazionale no geotermia elettrica speculativa e inquinante”, che ha portato a Firenze molti rappresentanti del fronte “critico”.
Nel mirino dei comitati sono soprattutto le centrali “flash” che trasformano l’acqua bollente profonda e ad alta pressione in acqua più fredda e a bassa pressione, producendo vapore che aziona una turbina e genera energia elettrica: la Rete Nogesi chiede la loro dismissione perché troppo inquinanti, e anche una moratoria sulla realizzazione di nuove centrali a ciclo binario, dove l’acqua bollente scalda un altro liquido che poi aziona la turbina: semaforo verde, invece, per l’uso delle basse entalpie, che usano il vapore naturale meno caldo per il riscaldamento e non per la produzione elettrica.
Da qui l’appello a Rossi, invitato a «un confronto serio con i sindaci delle aree geotermiche, con i cittadini, i medici, i tecnici e i geologi esperti in materia» per la nuova legge: «Ci sorge il dubbio – lamenta Velio Arezzini, portavoce della Rete Nogesi – che l’unico senso di tale nuova legge sia quello di dare solo più soldi per le compensazioni ambientali ai Comuni che accettano le centrali per avere il loro consenso, poiché lo stesso Rossi afferma che porrà al Ministero competente e all’Enel di alzare la percentuale di tali compensazioni dal 6% al 10%».

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