Elezioni: a dieci giorni dal voto non ci sono ancora i dati definitivi. Lo scandalo del Rosatellum

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A dieci giorni dal voto ancora non si sa con precisione come saranno composti Camera dei deputati e Senato. Ci avevano promesso che col Rosatellum (disastroso quant’altri mai) avremmo conosciuto la sera delle elezioni chi aveva vinto e chi ha perso. La nuova legge elettorale, predisposta dagli esperti del Pd, presentata dal capogruppo del partito alla camera, da cui prende il nome, e approvata da una maggioranza risicata dell’Assemblea, ha avuto come conseguenza, per la prima volta dall’istituzione della repubblica, di non permettere un quadro definitivo dei risultati a così tanti giorni di distanza.

Sul sito del ministero dell’Interno infatti, ad oggi, sono stati assegnati soltanto 620 seggi alla Camera, e ne mancano 10 all’appello. Anche al Senato sono stati assegnati soltanto 108 seggi uninominali su 115. Tutto questo perché il Rosatellum si è rivelato un marchingegno diabolico.

In molti seggi i presidenti si sono fatti prendere dal panico e hanno chiuso le operazioni di spoglio mettendo tutto in un sacco e mandando il materiale direttamente alle Corti d’appello. Per legge avrebbero dovuto fare loro i conti, firmare il verbale di spoglio, dare i numeri esatti ai Comuni e alle prefetture, e chiudere le operazioni e i seggi.

Ma stavolta a causa delle complicazioni del marchingegno elettorale ci sono state sezioni dove i presidenti di seggio non hanno chiuso le operazioni, demandando il tutto agli uffici preposti presso le corti d’appello e all’ufficio centrale elettorale presso la Cassazione.

Il ministero dell’Interno quindi ha dovuto prendere atto che le operazioni di spoglio non terminate non permettono di accreditare diversi collegi uninominali. Lo hanno scritto in calce alle tabelle finali: «il riparto provvisorio dei seggi si riferisce ad uno scrutinio non definitivo, non essendo pervenuti i risultati di tutte le sezioni». E si avverte che si tratta di «dati provvisori, tenendo conto che alcuni verbali risultano essere stati inviati direttamente alle corti di appello che, come previsto dalla legge, provvederanno alla proclamazione degli eletti».

La proclamazione dovrebbe arrivare in questi giorni, sperabilmente entro la fine della settimana. Ma si tratta di un dettaglio importante, forse decisivo per le trattative in corso. 10 deputati in più o in meno alla Lega oppure a Forza Italia, o ai grillini, possono cambiare molte cose.

Anche il riconteggio potrebbe causare problemi. LeU chiede la verifica a Napoli: «Vogliamo vederci chiaro – dice il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni – con tutti gli strumenti possibili a disposizione e che la legge prevede, perché, in un ricalcolo di qualche giorno fa, Liberi e Uguali avrebbe guadagnato un seggio in più; a un certo punto quel seggio è scomparso di nuovo».

Ed è niente rispetto a quel che è successo con lo spoglio del voto estero. Anche in questo caso il sito del Viminale, aggiornato (si fa per dire) al 7 marzo riporta: comunicazioni: 1.792 / 1.858. Se la matematica non è un’opinione mancano dunque 66 comunicazioni. Il grillino Vito Crimi è stato di persona nei capannoni fuori Roma dove si esaminano le schede: «Una vergogna da cancellare. Lo schifo che abbiamo visto prima e dopo il voto non deve più ripetersi».

Dunque, in attesa dei sospirati dati definitivi, la conclusione è una soltanto. Si tratta dell’ennesima legge da cancellare, fatta a pro loro da alcuni partiti. Salvini e Di Maio stanno discutendo per un accordo proprio sulla nuova legge elettorale, che magari spazzi via gli altri partiti e coalizioni e consenta di avere una maggioranza di governo solida dopo le prossime elezioni.

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