Salvini nella diocesi di Livorno: parla di lavoro, rifugiati, Islam e Pci. Gli antagonisti cantano «Bandiera rossa»

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Ha cominciato ringraziando, Matteo Salvini a Livorno: «Voglio ringraziare il parroco che ci ha concesso lo spazio dove siamo oggi pomeriggio. C’è chi ha avuto paura a darci uno spazio dove poterci incontrare, qui a Livorno». Sala gremita, oltre 200 i posti a sedere ma tanti sono rimasti in piedi ad ascoltare il leader leghista. Che ha continuato: «C’è gente che ci ha detto che ha il negozio e non sarebbe potuta venire per non farsi vedere, temendo ritorsioni. Ma siamo in Italia, in un Paese democratico non siamo in Unione Sovietica! Il 4 marzo manderemo a casa Matteo Renzi e vi prometto che tornerò a Livorno da presidente del Consiglio: in Toscana saremo il primo partito del centrodestra – ha detto Salvini – e dopo aver mandato a casa Renzi ci rivedremo anche per mandare a casa Enrico Rossi e Filippo Nogarin. Mi dicono: ‘i miei nonni votavano comunista, i miei genitori anche e anche io l’ho fatto’. Ma io voglio dire a queste persone : se i comunisti ti chiudono le fabbriche, se ti mettono due dita negli occhi, non puoi forse pensare che è venuto il momento di cambiare idea? Avete presenti i problemi di deindustrializzazione delle acciaierie di Piombino e del porto di Livorno? Forse puoi cambiare idea – ha anche detto Salvini – se ti chiudono le fabbriche a Piombino e le portano altrove, magari in Polonia».

DISABILI – E ancora: «Ci sono 4 milioni di disabili e non autosufficienti in Italia, sono stati trattati come fantasmi dai governi finora. Quando la Lega sarà al governo istituiremo un ministero per i Disabili, dedicato a famiglie in difficoltà su cui ricade l’assistenza e a cui lo Stato corrisponde la miseria di 278 euro al mese. Questo un punto del programma della Lega Nord in caso di vittoria alle elezioni del 4 marzo e di partecipazione al governo».

TRUMP – «Sapete – ha detto ancora – che spesso ho stimato Trump, ma sentire la sua proposta di dotare gli insegnanti delle
scuole americane di armi o pistole per fronteggiare le aggressioni mi sembra fuori dal mondo. Avere una pistola sulla
cattedra è l”ultima cosa da farsi. Bisogna invece togliere le armi ai delinquenti, questo va fatto».

MOSCHEA – Su immigrazione e rapporti con l’Islam, Salvini afferma: «Casa mia, cioè l’Italia, avrà la porta aperta per chi scappa dalle guerre. La mia casa non sarà mai di spacciatori nigeriani o assassini come quelli di Pamela. In Italia resta chi ha i documenti in regola e viene per lavorare. Chi viene in Italia per fare casino verrà rimpatriato con biglietto di sola andata. Le moschee? Se c’è chi ritiene che la donna valga meno dell’uomo, o sia obbligata a camminare in strada bendata, mascherata da carnevale, se c’è chi pensa questo, te la Lega la moschea non la fai in Italia, la fai a casa tua, nel tuo Paese!». Dal pubblico si sono levati applausi.

ANTAGONISTI – Dispiegamento di forze dell’ordine, ma situazione sotto controllo. Quando Matteo Salvini è uscito, intorno alle 16.20, dalla sala del Centro diocesano di Livorno, un gruppetto di antagonisti, vigilato a distanza da polizia e carabinieri, ha intonato «Bandiera rossa trionferà» e lo ha insultato con vari epiteti. Il leader leghista ha fatto gli ultimi saluti e si è messo in macchina per
recarsi a Pisa, prossima tappa del suo tour elettorale in Toscana. Salvini non ha osservato i manifestanti ma è andato direttamente sull’auto della scorta. Gli antagonisti hanno continuatoo, nonostante la pioggia, a mantenere il presidio di protesta nei pressi del Centro diocesano di Livorno dove c’è stata l’iniziativa elettorale.

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Ernesto Giusti

 

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