Pensioni: novità dal 1 gennaio 2018, età pensionabile, Ape social e volontaria, torna l’indicizzazione

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Dal primo gennaio 2018 sono scattate numerose novità sul fronte pensionistico. Dallo sconto contributivo per le donne, all’aumento della platea dell’Ape social fino all’aumento dell’età pensionabile, sono varie le modifiche al sistema pensionistico italiano approvate nella legge di stabilità del 2018. Al termine di una lunga concertazione con i sindacati, sono state designate 15 categorie di lavoratori che non verranno toccate dall’aumento automatico dell’età pensionabile che scatterà dall’1 gennaio 2019. Secondo quanto previsto dalla riforma Fornero, dal 2019 si andrà in pensione a 67 anni, 7 mesi in più rispetto a oggi, per effetto dell’aumento della speranza di vita rilevata da Istat.

Questo aumento varrà però per tutti i lavoratori, donne e uomini, ad eccezione di coloro che rientrano nelle 15 categorie designate dal governo: braccianti, marittimi, pesatori e siderurgici (considerati lavori gravosi) e insegnanti di asilo nido e scuola materna, infermieri e ostetriche con lavoro organizzato in turni, macchinisti, conduttori di gru, camion e mezzi pesanti, operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici, facchini, badanti che assistono persone non autosufficienti, addetti alle pulizie, operatori ecologici e conciatori di pelli.

Le lavoratrici però sono interessate da un’altra novità indiretta, la mancata proroga della cosiddetta opzione donna. Il prossimo anno poi dovrebbero entrare nel vivo l’anticipo pensionistico (Ape) nella sua doppia forma di indennità per i lavoratori particolarmente meritevoli di tutela e di prestito volontario da restituire per tutti gli altri: entrambi gli strumenti erano stati previsti dalla legge di Bilancio di un anno fa, ma sebbene formalmente in vigore dal primo maggio 2017 hanno avuto una partenza decisamente lenta.

Da gennaio poi è tornata la rivalutazione delle pensioni, a beneficio di chi il lavoro lo ha già lasciato. Per due anni non c’erano stati incrementi a causa dell’inflazione piatta; ora la percentuale provvisoria dell’1,1 per cento viene riconosciuta solo in maniera parziale ai titolari di assegni medi e alti: dal 2019 andrà in vigore un meccanismo di rivalutazione più generoso.

L’Ape social è un’indennità-ponte in vista della pensione, riservata a coloro che hanno 63 anni e sono disoccupati , oppure invalidi o impegnati nella cura di parenti disabili, o ancora svolgono attività professionali gravose. In vigore sulla carta dal maggio scorso, l’indennità sta arrivando in questi giorni nelle tasche di una prima pattuglia di interessati, che hanno ricevuto gli arretrati relativi al 2017. Dal 2018 sarà possibile presentare di nuovo domanda, con parametri allargati: saranno 15 invece di 11 le categorie di lavoratori impegnati in attività gravose, mentre per le lavoratrici madri i requisiti contributivi si ridurranno di un anno a figlio fino a un massimo di due. Invece l’Ape volontaria, destinata potenzialmente a tutti i lavoratori, è un prestito che permette di percepire un reddito nel periodo che va dai 63 anni al momento del pensionamento ma poi va restituito in 20 anni a valere sulla futura pensione. Il debutto è atteso a gennaio, dopo la firma della convenzione con banche e assicurazioni che partecipano all’iniziativa: tutte le procedure saranno comunque gestite dall’Inps.

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