Pensioni: donne e giovani, i nodi da sciogliere domani 21 novembre fra Governo e sindacati

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L’assegno di garanzia per i giovani, che serviva per assicurare un minimo di pensione per un mondo caratterizzato da lavoro discontinuo, era stato concordato a fine agosto nel confronto con i sindacati. Ma non appare nella proposta presentata dal governo. Per le lavoratrici con figli, invece, la norma è scritta nera su bianco nella Legge di Bilancio ma i sindacati avevano detto subito, con un documento firmato da Cgil ma anche da Cisl e Uil di volere di più, anche un riconoscimento sul lavoro di cura per i familiari più vicini.
Donne e giovani sono due dei nodi da sciogliere sulla strada del confronto tra governo e sindacati, per raggiungere martedì un accordo. Certo, le richieste dei sindacati puntano a modifiche generali sul meccanismo di adeguamento automatico dell’età di pensionamento all’aumento delle aspettative di vita. Ma i due capitoli, richiamati più volte sia dalla leader della Cgil Susanna Camusso sia dal segretario della Uil Carmelo Barbagallo, sono strategici e potrebbero aiutare a sbloccare la trattativa.

I GIOVANI, IPOTESI ASSEGNO MINIMO DA 650-680 EURO: L’idea di introdurre un minimo di garanzia per i giovani è un tema ipotizzato prima dal responsabile economico del Pd, Tommaso Nannicini. Ma la proposta era poi stata presentata dal governo ai sindacati al tavolo del 30 agosto. L’idea era quella di aiutare le giovani generazioni, strette tra carriere discontinue e redditi bassi, ad uscire con un assegno di vecchiaia di 650-680 euro, prima dei 70 anni e con 20 anni di contributi. Bisogna però aver maturato un trattamento pari a 1,2 volte l’assegno sociale (448 euro), invece dell’attuale 1,5.
Nel documento presentato sabato ai sindacati il governo ha invece chiedeva loro di concordare sulla necessità di continuare il confronto anche nella prossima legislatura sui temi contenuti nel documento sottoscritto a fine settembre ma non ancora affrontati. Con due paletti: il rispetto dei vincoli di bilancio e della sostenibilità di medio-lungo termine della spesa pensionistica e del debito.

LE DONNE, SCONTO A LAVORATRICI CON FIGLI: La norma, proposta dal governo il 7 settembre ai sindacati, è già stata inserita in manovra. Prevede la possibilità di andare in pensione prima – di fatto con un accesso all’Ape social, cioè ‘anticipo pensionistico non oneroso – con uno sconto di 6 mesi per figlio fino ad un massimo di 2 anni. I sindacati però avevano chiesto di più: un anno per figlio, fino ad un massimo di tre anni. Per limitare la disparità di genere, poi, avevano anche chiesto anche un riconoscimento del lavoro domestico e una sorta di bonus contributivo per l’assistenza a familiari alati o con handicap: un anno ogni cinque anni fino ad un massimo di 4 anni per l’assistenza al coniuge o ad un parente fino al secondo grado convivente. L’ultimo testo del governo, invece, si impegna a riconoscere il valore sociale del lavoro di cura e di maternità svolto dalle donne nel confronto da proseguire nella prossima legislatura.

Vista la distanza che ancora esiste fra le offerte del governo e le posizioni di due dei tre sindacati (solo la Cisl, sindacato governativo, è d’accordo), ci vorrà molta buona volontà per arrivare a un compromesso

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