Per far funzionare il nuovo Codice degli appalti «mancano le ultime linee guida e gli ultimi decreti, e su questo c’è un ritardo», ma manca anche «una predisposizione della burocrazia dello Stato, dei Comuni e delle Regioni a fronteggiare e a valutare le novità». Così Riccardo Nencini (nella foto), viceministro delle Infrastrutture, ha ammesso le difficoltà di questa fase, ospite di un convegno sul tema promosso da Cna Toscana.
Nencini si è soffermato sul nuovo Codice, lodandone l’intento di portare efficienza e trasparenza in un campo dove «per realizare un’opera pubblica nel 2013 servivano 13 anni e mezzo». Quello che è successo fino a ora, ha sostenuto, «è un ritardo nella sua applicazione, e ora, che le cose comincino ad andare meglio, lo vediamo dagli appalti: il numero degli appalti è cresciuto nei primi mesi del 2017 del 13,2%, e il numero delle somme messe a disposizione del 7,6%».
Per Andrea Nepi, presidente di Cna Costruzioni della Toscana, la priorità è quella di avere «un Codice che sia a misura delle Pmi», che sia «semplice e lineare, il meno burocratico possibile». I dati di Cna, sia pur non aggiornati, rivelano che a livello nazionale «il costo per le imprese che vogliono accedere agli appalti pubblici . dice Nepi – è pari a un miliardo e 200 milioni l’anno. Sono dei costi che potrebbero essere investiti nelle imprese, nell’innovazione, nelle tecnologie, nelle nuove attrezzature».