Studentesse americane accusano i carabinieri: ancora dubbi da chiarire in attesa del Dna

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Man mano qualche notizia filtra dal rigoroso riserbo che gli inquirenti si sono, giustamente, imposti sul caso, delicato, della denuncia delle due studentesse americane contro i carabinieri che le avrebbero stuprate dopo averle trasportate a domicilio con la loro Gazzella. Il caso ha acceso i riflettori sull’Italia anche dagli Stati Uniti. Anche da lì si chiedono certezzeSecondo buona parte della stampa locale e nazionale questi sarebbero i racconti drammatici delle due studentesse americane, di 19 e 21 anni, sulle violenze subite da due carabinieri dopo una notte di alcol e droga in discoteca. «Ero nell’ascensore e uno dei due mi ha costretto a un rapporto, non gridavo perché impaurita e intontita». «L’altro mi è saltato addosso sul pianerottolo, non ho gridato perché spaventata dal fatto che avesse la pistola».

Qualcuno osserva anche che tutte le studentesse americane in Italia sono assicurate per lo stupro e a Firenze su 150-200 denunce all’anno, il 90 per cento è risultato falso. Nessuno nel palazzo, e neppure nell’appartamento che le due ragazze condividono con altre connazionali, ha sentito nulla. Per adesso c’è solo la versione delle vittime, che alle 4 del mattino hanno telefonato al 113: «Abbiamo accettato un passaggio dalla discoteca a casa perché il taxi non arrivava. Erano gentili. Poi è iniziato l’incubo».  Le due amiche erano talmente stordite dall’alcol e dall’hashish da non essere neppure in grado di riconoscere i due carabinieri in fotografia.

Durante l’interrogatorio davanti ai sostituti procuratori hanno infatti fornito dettagli sul presunto stupro ma senza riuscire a identificare i due uomini. Questi ultimi erano stati individuati dai magistrati, in collaborazione con la squadra mobile della questura e il comando provinciale dei carabinieri, grazie alle immagini delle telecamere.

Cosa è realmente successo e chi sono i colpevoli lo confermerà solo il Dna. Ci sono i test eseguiti in ospedale che confermano i rapporti sessuali completi e ci sono le tracce biologiche recuperate dalla polizia scientifica nell’ascensore, sul pianerottolo e sugli abiti, una gonna e una maglietta. Dalle quali si risalirà ai responsabili.

I due militari – il capopattuglia ha 40 anni, una moglie e tre figli, il collega, 25 anni ed è single – sono indagati dalla Procura di Firenze per violenza sessuale aggravata dalla minorata difesa. Non sono stati ancora ascoltati dai magistrati.

La ministra della Difesa Roberta Pinotti chiosa: «Gli accertamenti sono ancora in corso ma risulta una qualche fondatezza rispetto alle accuse che vengono mosse».

Il Comandante Generale dell’Arma, Tullio Del Sette, dichiara: «Se fosse vero, cosa che auspichiamo tutti venga accertata quanto prima, si tratterebbe di un fatto di gravità inaudita che rende i protagonisti indegni dell’uniforme che indossano e che comporterà gravi conseguenze, anche immediate, sul piano disciplinare e della condizione di stato».

Intanto il console generale Usa a Firenze, Benjamin Wohlauer, ieri mattina si è recato, oltre che in questura, anche al comando provinciale dei carabinieri. Qui è stato rassicurato sulla massima «trasparenza, rigore e sforzo dell’Arma per arrivare alla verità».

Sicuramente si tratta di una vicenda delicata, che coinvolge i rappresentanti di una delle istituzioni più amate ed apprezzate dagli italiani. Se veramente i fatti si fossero svolti come denunciato dalle due studentesse si tratterebbe di un colpo molto duro per le migliaia di carabinieri che ogni giorno ci proteggono, spesso a rischio della vita. Mentre l’accaduto fornirebbe nuova voce e forza a tutti quelli che difendono gli immigrati e giustificano con motivazioni sociali le loro azioni delittuose, (per ora tacciono ma sicuramente darebbero fiato alle loro trombe) e, appoggiati anche da alcune parti politiche, partirebbero lancia in resta per denigrare l’Arma.

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