Firenze: omelia dell’Assunta di Betori: «la nostra civiltà si avvia verso una pericolosa china»

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«La triste vicenda della soppressione della vita del piccolo Charlie Gard, nei mesi scorsi, mostra come la nostra civiltà si stia avviando verso una pericolosa china, nel momento in cui il riconoscimento della dignità inalienabile della vita, e quindi la sua difesa, viene soppiantato dal giudizio circa la qualità della vita, una qualità il cui grado viene stabilito dallo Stato, nelle sue diverse istituzioni. Sono prospettive che sgomentano e che dovrebbero provocare un sussulto di umanità se non si vuole cedere alla cultura dello scarto». Così nell’omelia proclamata oggi dall’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori nella Solennità dell’Assunzione di Maria.

«Lungi dallo spingere al disimpegno verso la storia – come non poche volte la si accusa -, la fede cristiana – aveva premesso il cardinale nella sua omelia – aiuta invece a porre le vicende storiche nell’orizzonte loro proprio, che è un orizzonte eterno, in quanto l’eternità non è l’alternativa al tempo, ma il suo pieno compimento. Tutto ciò è stato dimenticato da quell’umanesimo ateo che ha inquinato la cultura occidentale negli ultimi secoli, vittima del preconcetto che l’affermazione dell’uomo possa essere raggiunta solo al prezzo della cacciata di Dio dalla storia, della morte di Dio. Questa cultura dell’assoluta immanenza, che ha accusato tutti i suoi limiti teoretici fino ad annullarsi nel pensiero debole e nell’abbandono dello stesso concetto di verità – è il pensiero di Betori -, non smette tuttavia di alimentare con i suoi nefasti influssi i modelli di vita egemoni, i riferimenti comportamentali ritenuti politicamente corretti, perfino gli assetti della vita sociale che affida alle norme non più ciò che è giusto per l’uomo ma la legalizzazione dei suoi desideri. Ma dove la rottura tra immanenza e trascendenza manifesta le sue più tragiche conseguenze – ha aggiunto Betori – è a riguardo del valore della vita umana. Se questa, infatti, è priva di ogni riferimento che vada oltre la sua esistenza temporale, ne diventa possibile ogni manipolazione e il suo stesso abbandono, la sua distruzione. Se l’umano non ha un valore in sé, le sue condizioni diventano la discriminante per affermarne l’accettabilità».

 

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