Migranti: Ong si arrendono, dopo Msf, anche Sea Eye e save the Children sospendono l’attività

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Le regole precise da rispettare non sono gradite dunque a molte delle Ong che solcano il Mediterraneo con le loro potenti navi per rastrellare migranti da scaricare in Italia. Salgono a tre le Ong che hanno sospeso l’attività di ricerca e soccorso dei migranti davanti alla Libia: dopo Msf anche Sea Eye e Save the Children annunciano di aver sospeso l’attività. Save the children annuncia di aver fermato temporaneamente la nave Vos Hestia, che ora si trova a Malta in attesa di capire se ci sono le condizioni di sicurezza per riprendere le operazioni. L’organizzazione si dice rammaricata di aver fatto questa scelta, che è però dovuta alle decisioni della Marina Libica di controllare le acque internazionali. Si tratta di una situazione molto preoccupante – afferma la Ong – per il rischio di sicurezza dello staff e per la reale capacità della Vos Hestia di mettere in atto la propria missione di soccorso. Inoltre, in questa nuova situazione, le imbarcazioni dei migranti saranno costrette a tornare in Libia e molti bambini e adolescenti moriranno prima di lasciare la nuova zona sar. Siamo pronti a riprendere le operazioni – dice il direttore delle operazioni Rob MacGillivray – ma prima dobbiamo avere rassicurazioni sulla sicurezza del team e sull’efficacia delle operazioni.

Oggi abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le nostre missioni di salvataggio. Lo scrive su twitter l’ong Sea Eye. Il motivo, si spiega, è la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale. Proseguire il nostro lavoro di salvataggio – spiega l’ong tedesca – sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi.

Sos Mediterranee invece si dice preoccupata per la situazione, ma per ora non lascia le operazioni. Oltre a salvare vite, la nostra priorità è garantire la massima sicurezza del nostro equipaggio. Fino a che questa continua ad essere garantita, Sos Mediterranee rimarrà in zona di ricerca e soccorso, salvando imbarcazioni in pericolo e prevenendo il ritorno forzato delle persone soccorse in Libia. Lo afferma la stessa Ong in una nota nella quale sottolinea che i responsabili dell’organizzazione stanno controllando da vicino la preoccupante situazione. Al momento dunque nave Acquarius, su cui opera il personale sanitario di Msf, continuerà a pattugliare le acque internazionali davanti alla Libia, rispettando il limite delle acque territoriali del paese come prescritto dal diritto marittimo internazionale. Sos Mediterranee sottolinea in ogni caso la necessità di aumentare la capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo: le Ong, afferma, devono essere in grado di continuare la loro attività di soccorso senza impedimenti. La vita delle persone è a rischio, sia in mare che in Libia. Limitare l’accesso e le attività delle Ong causerà, ancora una volta, un incremento di morti e sofferenza nel mar Mediterraneo.

 

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