Firenze: inaugurato il museo Zeffirelli. Ma il Maestro (94 anni e mezzo) non c’era

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C’erano quasi tutti, nella vecchia aula del tribunale di piazza San Firenze: Gianni Letta, le gemelle Kessler, l’attore Robert Powell (interprete del Gesù di Nazareth), fino a Massimo Ranieri, Carla Fracci, Massimo Ghini, Riccardo Cocciante. E la voce magica di Andrea Bocelli, capace d’intonare «Fratello sole, Sorella luna», con i bambini del coro Voices of Haiti. Mancava solo lui, Franco Zeffirelli, il Maestro, all’inaugurazione della sua Fondazione-museo-scuola dell’arte dello spettacolo. Ossia un patrimonio capace di raccogliere 70 anni di lavoro di regìa, fra opere e film. E anche di spettacolari sceneggiature. Mancava, il Maestro, perché Firenze, come al solito, ama traccheggiare e perdere tempo. Se quest’inaugurazione in pompa magna fosse stata fatta fra marzo e aprile, forse ce l’avrebbe fatta. Oggi, come ha confidato Pippo, figlio adottivo del Maestro, Franco Zeffirelli fa troppa fatica a muoversi dalla casa romana sull’Appia Antica. Capirete: ha 94 anni e mezzo. Certamente gli avranno raccontato il grande interesse dei fiorentini, soprattutto di coloro che non avevano il biglietto d’invito e che dovranno aspettare metà settembre, quando il museo aprirà al pubblico. Ma lui, Zeffirelli, al taglio del nastro non ce l’ha fatta ad essere presente. La speranza, ovvio, è che possa venire magari fra qualche settimana, quando questo bollore stagionale sarà passato. Ma lo stesso Pippo ha allargato le braccia: «Speriamo!».

GRANDI – Firenze è sempre stata così con i suoi figli più illustri. Dante è rimasto a Ravenna. Machiavelli venne lasciato povero e in miseria agli Orti Oricellari fino all’ultimo giorno. Poi lo seppellirono con tutti gli onori nei sepolcri di Santa Croce. Zeffirelli, ultimo grande contemporaneo, ha dovuto lottare per anni prima di ottenere un luogo adatto ad ospitare l’immenso patrimonio artistico. Un patrimonio che sarebbe potuto finire ovunque nel mondo: ma che lui voleva appartenesse per sempre a Firenze. Personalmente sono orgoglioso di essergli stato al fianco in questa lotta: per molti anni sulle pagine de La Nazione, poi sul nostro e vostro Firenze Post. Palazzo Vecchio ha nicchiato a lungo. Anche al tempo di Matteo Renzi sindaco.

LETTERE – Sembrava che il dialogo fra il Maestro e il Comune non potesse continuare. Pubblicai sulla Nazione una lettera di Renzi. Poi la risposta di Zeffirelli. Il progetto riprese vigore. Ma l’ipotesi era di realizzare tutto al Museo Carnielo. Zeffirelli aveva anche disegnato l’ingresso. Ma poi si rese conto che era troppo piccolo e fuori mano. Allora nacque lidea del vecchio tribunale di San Firenze, che era stato convento eppoi sede del ministero della giustizia quando questa città fu capitale d’Italia. Ricordo la sua visita, nell’estate del 2015, con le sorelle D’Amico, figlie di Suso Cecchi D’Amico, che potrebbero essere le insegnanti della scuola dell’arte dello spettacolo. Loro c’erano anche all’inaugurazione. Perché il ritardi? I tentennamenti comunali e la burocrazia hanno frenato parecchio. Bastava qualche accelerazione, almeno un anno fa. Qualcuno, anni addietro, tirava fuori perfino la scelta di campo politico di Zeffirelli, parlamentare di Forza Italia. Parole che dovrebbero far vergognare chi le pronunciò, se davvero è successo. Il genio non ha parti né partiti. E’ il massimo. E basta.

FONDAZIONE – La fondazione sorge nell’ala est dell’ex tribunale. E’ stata realizzata grazie all’impegno del figlio
adottivo del Maestro, Pippo, e si presenta anche come grande museo dedicato alla carriera zeffirelliana. Permetterà di ammirare migliaia di libri, oltre a bozzetti, costumi, modellini, fotografie con grandi attori. «La città di Firenze ha fatto un’opera meritoria per un grande fiorentino – ha detto Gianni Letta -. Grazie a Firenze e alle sue istituzioni per quanto hanno fatto. Un grazie particolare va anche a Franco Zeffirelli che ha regalato tante emozioni al pubblico di tutto il mondo con il cinema ed il teatro in particolare. E’ giusto ed è bello che Franco abbia riportato a Firenze la testimonianza del suo straordinario lavoro, della sua carriera, di tutta la sua vita». Peccato che questa città abbia recepito tutto questo con troppo ritardo.

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Sandro Bennucci

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