Una nota congiunta di Arpat e Asl chiude, praticamente senza colpevoli, la vicenda della nube urticante di Prato sprigionatasi domenica 16 luglio da un’azienda chimica di via Galcianese: danno la colpa al caldo e all’umidità. Nella nota, infatti, si legge: «L’esposizione solare e l’umidità presente in uno dei fusti contenenti Biossido di Tiourea potrebbe aver dato inizio alla decomposizione. Questa ha innalzato ulteriormente la temperatura del materiale, che ha scaldato i contenitori vicini, innestando una analoga reazione a catena».
Arpat e Asl – allertate intorno alle 20.30 dalla polizia municipale e che hanno collaborato con i vigili del fuoco per definire il quadro dei rischi possibili – rilevano inoltre che intorno alle 23:30 il fenomeno ha cominciato ad attenuarsi per gli interventi di tamponamento messi in atto dai vigili del fuoco, la cui azione ha bloccato la reazione chimica.