E’ morto Giuliano Sarti: è stato il portiere della Fiorentina del ’56 e della grande Inter di Herrera

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Scrivo la notizia con le lacrime agli occhi. Mi perdonerete. La morte di Giuliano Sarti non è solo la scomparsa di uno dei più grandi portieri italiani di tutti i tempi, eccezionale saracinesca della mitica Fiorentina vincitrice dello scudetto nel ’56 e finalista in Coppa dei Campioni, a Madrid, nel ’57 e vincitore di due scudetti, due coppe dei Campioni e due coppe intercontinentali con l’Inter di Helenio Herrera. No, Giuliano Sarti era, non solo per me, un amico straordinario, un maestro di calcio e di vita. Per questo chiedo scusa se l’emozione, in questo momento, mi fa tremare la mano sulla tastiera. Confesso sensazioni ed emozioni, senza problemi,anche perché questo è un giornale quasi familiare, con lettori amici e partecipi: che comprendono.

SCUDETTO – Ho gli occhi lucidi anche perché la notizia della sua morte è stata del tutto inaspettata: sabato mattina ci eravamo sentiti in diretta, a Lady Radio, per parlare della finale di Champions fra Real e Juve. Lui aveva giocato due finali contro il Real, la prima persa (o rubata, per quel rigore segnato da Di Stefano, ma che non c’era) e l’altra vinta con l’Inter, al Prater di Vienna. Era il Sarti di sempre: competentissimo, ma anche allegro, ironico, divertente. Il Sarti monumento della storia viola e del calcio italiano. Per la Fiorentina è l’eroe del primo scudetto il vincitore della Coppa delle Coppe del 1961 e della Coppa Italia. Era uno degli ultimi rimasti di una squadra da mito: Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato; Julinho, Montuori, Virgili, Gratton, Prini. Della formazione tipo, ora, resta solo Ardico Magnini, il terzino destro, poi Orzan e Carpanesi, altri titolari di quella stagione meravigliosa. Ora Sarti ha raggiunto gli altri e l’allenatore, il dottor Fulvio Bernardini. Daranno spettacolo anche lassù.

Giuliano Sarti con Ferruccio Valcareggi

POSIZIONE – Sarti arrivò a Firenze nella Pasqua del 1954. Anni fa, raccontandolo su La Nazione, scrissi che da quell’uovo di Pasqua era uscita una sorpresa saltellante. Veniva dalla squadra emiliana della Bondenese di Bondeno, paese vicino a Castel D’Argile, in provincia di Bologna, dov’era nato. Prese il posto di un altro grande portiere Nardino Costagliola. Ma Sarti era diverso: efficacissimo e mai plateale. Non aveva bisogno dei tuffi spettacolari: il suo senso della posizione era eccezionale. Gli bastava uno sguardo, anche con la cosa dell’occhio, per capire dove il pallone sarebbe andato a finire. E lui era lì, all’appuntamento, senza doversi dannare troppo. Fu amico, e un po’ anche rivale, di un altro straordinario portiere: Enrico Albertosi. Ma il titolare era Sarti. Il quale a Enrico diceva: Tu andrai in Nazionale, ma in porta qui ci sto io. Verissimo. Albertosi divenne numero dopo la partenza di Sarti, ma aveva conquistato il posto in azzurro anche facendo il secondo nella Fiorentina.

Giuliano Sarti ai tempi del primo scudetto viola (1955-56)

INTER – Appena otto, invece, le presenze di Sarti con la maglia dell’Italia. Ma lui avrebbe conquistato tanta gloria nei club: prima con la Fiorentina, poi con l’Inter. Anche i nerazzurri piangono la sua scomparsa. E ricordano la formazione capace di mettere sotto Real e Benfica: Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Milani, Suarez, Corso. E’ entrato nella grande storia interista così come nella Hall of Fame viola. Il Franchi gli aveva tributato un grande omaggio nella serata dei 90 anni dalla fondazione. La proprietà, la dirigenza e tutta la Fiorentina oggi si stringono attorno alla famiglia ed esprimono le più sentite condoglianze per la scomparsa di un eroe della storia viola.

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VALDINIEVOLE – Sarti giocò anche nella Juve, dopo una disgraziatissima partita a Mantova, dove una sua papera colossale, l’unica di una carriera fantastica, costò lo scudetto all’Inter. Era il 1967. Poi Sarti fece la riserva ad Anzolin in bianconero. E alla penultima giornata della stagione 1968-69 era in panchina, a Torino, quando la Fiorentina vinse 2-0 e conquistò il secondo scudetto. Lui esultò. Fino al punto di farsi richiamare dall’allenatore, Heriberto Herrera, un sergente di ferro (non confondetelo con Helenio, il mago dell’Inter) che gli chiese se avesse bisogno degli occhiali: aveva segnato la Fiorentina, non la Juve. Sarti rispose che, per lui, un altro scudetto viola era una gioia immensa. Eppoi? Smise? No, si lasciò affascinare dal progetto di un industriale pistoiese, Marcello Melani, detto il Faraone, che voleva costruire una grande squadra in Valdinievole. Io avevo vent’anni e Giordano Goggioli, grande capo dello sport de La Nazione, volle che seguissi quel progetto. La domenica andavo a Monsummano per raccontare le prodezze di Sarti fra i dilettanti. Gli chiesi quando avrebbe smesso perché volevo andare a raccontare altre partite. Lui, secco, mi disse: «Guarda che giocherò fino a 50 anni, come Matthews». Gliene mancavano una quindicina… Lo scrissi: lui lesse e si mise a ridere. Mi aveva preso in giro. Quante volte abbiamo parlato di questa storia! Grande, straordinario Giuliano! Ciao e grazie di tutto.

Sandro Bennucci

 

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