Francia: Lecornu si dimette. Macron lo richiama: “Negoziati per il governo fino a mercoledì”

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Dimissioni e ritorno. Sebastien Lecornu, fedelissimo di Emmanuel Macron, ha alzato bandiera bianca e, meno di 24 ore dopo l’annuncio della sua squadra di governo, ha presentato lunedì mattina le dimissioni al presidente, che le ha accettate.

Macron, dopo un lungo colloquio con Lecornu all’Eliseo, gli ha chiesto di condurre “degli ultimi negoziati da ora fino a mercoledì sera” per “definire una piattaforma d’azione e di stabilità per il Paese”. Una richiesta che il premier dimissionario ha accettato: “Mercoledì sera dirò al capo dello Stato se ciò sarà possibile o no, affinché possa trarne tutte le conclusioni del caso”, ha fatto sapere Lecornu su X. Gli occhi sono dunque puntati sulla scadenza di mercoledì sera.

Secondo quanto filtrato dall’entourage di Macron a Bfmtv, Macron ha indicato che, in caso di fallimento degli “ultimi negoziati”, “si assumerà le proprie responsabilità”. In ogni caso, stando alle indiscrezioni della stampa francese, Lecornu avrebbe detto al presidente che non vorrebbe essere rinominato premier.

Lecornu è diventato il primo ministro con il mandato più breve nella storia della Quinta Repubblica, iniziata nel 1958. Fermandosi a 27 giorni, ha infranto il record stabilito l’anno scorso da Michel Barnier, che era rimasto in carica per 99 giorni. Era in carica da meno di un mese: Macron lo aveva nominato lo scorso 9 settembre con la missione di risolvere la crisi politica innescata dalla caduta di François Bayrou. Martedì avrebbe dovuto presentare la sua dichiarazione di politica generale all’Assemblea Nazionale.

Ma le critiche arrivate dall’opposizione e dai conservatori dopo aver presentato parte del suo governo lo hanno convinto al clamoroso passo indietro. Il compito è “difficile, forse ancora di più in questo momento”, ha dichiarato Lecornu annunciando le dimissioni, spiegando di ritenere che “non ci siano le condizioni” per governare.

“Gli interessi di parte” hanno condannato in anticipo il governo, ha aggiunto. A suo parere il nuovo governo avrebbe potuto avere successo se i partner della coalizione fossero stati un po’ più “altruisti”. Un apparente riferimento, questo, al conservatore Bruno Retailleau, che aveva criticato la composizione del nuovo esecutivo.A destare critiche, in particolare, il fatto che Bruno Le Maire, ex ministro delle Finanze a cui molti contestano che sotto la sua guida il deficit pubblico francese sia aumentato vertiginosamente, fosse stato richiamato come nuovo ministro delle Forze armate.

Retailleau ha accusato Lecornu di non avergli comunicato che Le Maire avrebbe fatto parte del governo: “È una questione di fiducia”, ha dichiarato a TF1, “prometti una svolta e finisci per tornare sui tuoi passi. Questo governo incarnava tutte le condizioni per essere sfiduciato”. Le Maire, prendendo atto di tutto questo, dopo le dimissioni di Lecornu ha fatto un ulteriore passo indietro rinunciando a partecipare al governo: “Ho proposto al presidente della Repubblica di ritirarmi immediatamente dal governo e di trasferire le mie responsabilità di ministro delle Forze Armate al primo ministro. Il presidente della Repubblica ha accettato la mia proposta”, ha comunicato su X, espreimendo l’augurio che “questa decisione consenta la ripresa delle discussioni in vista della formazione di un nuovo governo, di cui la Francia ha bisogno”.

Altri incarichi chiave, fra l’altro, erano rimasti pressoché invariati rispetto al precedente governo: Bruno Retailleau, leader dei Républicains, ministro dell’Interno, Jean-Noel Barrot agli Esteri, Gérald Darmanin alla Giustizia. A meno di due anni alle prossime elezioni presidenziali, in programma per il 2027, gli avversari di Macron hanno provato a capitalizzare la situazione.

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“In questo momento, il capo dello Stato ha due possibilità: dimettersi o sciogliere il Parlamento”, ha dichiarato la leader dell’estrema destra Marine Le Pen. Da sinistra, il Partito socialista (PS) ha fatto appello a Macron per “nominare un primo ministro della gauche o ecologista”, mentre La France Insoumise (LFI) ha invocato le dimissioni di Macron. Il leader LFI Jean-Luc Melenchon ha chiesto “l’esame immediato della mozione presentata da 104 deputati per la destituzione” del capo dello Stato. L’ex primo ministro francese Michel Barnier, intervenendo a una riunione dei Les Républicains, ha lanciato “un appello alla calma” e a “pensare al popolo francese”.

Le dimissioni di Lecornu hanno scosso gli investitori facendo precipitare la Borsa di Parigi, che lunedì ha chiuso in forte ribasso con un calo dell’1,36%. Il compito principale di Lecornu sarebbe stato approvare il bilancio, mentre la Francia affronta una massiccia crisi del debito. Alla fine del primo trimestre 2025, il debito pubblico ammontava a 3.346 miliardi di euro, pari al 114% del Pil.

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