E’ difficile affrontare la realtà se hai solo 16 anni: se sei una studentessa fuggita da una comunità di accoglienza, se cerchi riparo con una coetanea in un edificio abbandonato alla periferia della città (l’Osmannoro nel nostro caso), se vieni violentata e, alla fine, se ti coglie la paura quando la polizia ti scopre, nel parco di San Donato, e ti chiede di raccontare la verità.
Chi è la protagonista di questa vicenda? Il “Corriere Fiorentino”, che l’ha scritta, ha usato due nomi di fantasia, Anna e Patrizia, per ricostruire fati dolorosamente veri, vissuti sul corpo, ma soprattutto sulla pelle e nella testa. Ai poliziotti la ragazza, che chiameremo anche noi Anna, denunciò la violenza che aveva subito. L’uomo è stato identificato e indagato: è un tunisino attualmente irreperibile. Qualcuno racconta che si sia trasferito in una regione del Nord Italia, altri lo avrebbero visto a Firenze. Ma la polizia continua a cercarlo.
Le indagini vanno avanti: le due studentesse hanno ricostruito di fronte al giudice, nel corso di un incidente probatorio, i giorni della fuga culminati in quella terribile notte. Entrambe con un passato familiare difficile, quasi un anno fa arrivano in una comunità di accoglienza. Anna e Patrizia, come spesso accade, sono insofferenti alle regole. Così si fa strada l’idea della fuga. Il 28 settembre si allontanano dalla struttura e gironzolano per Firenze. Quella sera si fermano al parco San Donato, a due passi dal palazzo di giustizia. S’imbattono in una comitiva di ragazzi stranieri, coetanei e poco più grandi di età, un po’ smargiassi. Qualche battuta e tante risate. Poi ognuno torna a casa propria.
Le due amiche restano a dormire nel giardino pubblico, al riparo delle siepi. Per due giorni, continuano la vita vagabonda per la città, poi la sera si ritrovano nel parco con la comitiva che si arricchisce sempre di nuove persone. La sera del primo ottobre, Anna e Patrizia seguono alcuni ragazzi nordafricani del gruppo fino a una casa abbandonata, all’Osmannoro, frequentato da senza fissa dimora stranieri. Dopo le notti all’addiaccio, le due amiche, stanche, finalmente si addormentano al riparo di un tetto. Sono convinte di essere al sicuro.
Ma durante la notte uno sconosciuto s’intrufola nella loro camera, prende Patrizia che ancora dorme e la porta in un’altra stanza dove inizia a spogliarla. «Lasciami ti prego» lo supplica lei, tra le lacrime. E lui la lascia andare, in cambio di un bacio. Dopo poco il giovane ritorna nella stanza e porta via Anna, che è ancora addormentata.
Lei, spiegherà poi, è terrorizzata, non riesce a ribellarsi all’uomo che le mette una mano sulla bocca per impedirle di gridare e la violenta. Patrizia è piombata in un sonno profondo, non si accorge che l’amica è stata portata via. All’alba, le due ragazze lasciano l’edificio e tornano al parco San Donato. L’una racconta all’altra ciò che è successo. Vengono rintracciate dalla polizia che le accompagna nella struttura di accoglienza: le ragazze si confidano con gli educatori. Parte l’inchiesta per violenza sessuale. Magistratura e forze dell’ordine indagano. Ma Anna resterà segnata da una storia che, a 16 anni, non voleva vivere. E difficilmente potrà dimenticare.
Gilda Giusti