Ilaria Salis a casa: dopo un viaggio di 2000 chilometri sull’auto del padre. “La fine di un incubo”

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Ilaria Salis è a casa. Suo padre era partito da Monza ieri, venerdì 14 giugno 2024, per andare a riprendere sua figlia Ilaria che ha lasciato Budapest per tornare in Italia dopo aver trascorso quasi 500 giorni in Ungheria. Era stata arrestata l’11 febbraio del 2023 con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra.

Ora ‘è finito un incubo’, ha detto appena è sceso dall’auto, mentre sua figlia "molto stanca e provata" è salita subito a casa, dopo aver sorriso quasi stupita vedendo i giornalisti che l’aspettavano. Insieme, si sono fatti una foto davanti al cartello stradale di Monza e adesso possono pensare alla festa di lunedì per festeggiare i suoi 40 anni. "Ma dobbiamo farne due per recuperare quella dell’anno scorso", sorride il padre che annuncia felice la fine della sua missione: "Ora io do le dimissioni da portavoce di Ilaria ed esco completamente di scena".

Da ieri, sua figlia è una donna libera dopo che il giudice Jozsef Sos le ha concesso l’immunità senza attendere la proclamazione ufficiale della sua elezione al Parlamento europeo, dove è arrivata grazie alle 176mila preferenze ottenute con Alleanza Verdi e Sinistra. Inflessibile nelle tre udienze celebrate finora in un processo che ora è stato sospeso, il giudice Sos ha risolto in fretta quello che stava diventando l’ennesimo motivo di polemica tra Roberto Salis e il governo italiano accontentandosi di un elenco informale con i deputati italiani eletti e mandando quindi la polizia a togliere il braccialetto elettronico cogliendo di sorpresa la stessa attivista italiana.

La sua famiglia un viaggio a Budapest lo aveva organizzato ma per andare a festeggiare il suo compleanno nell’appartamento dove era detenuta ai domiciliari dal 23 maggio. Invece i piani sono cambiati in fretta e i suoi genitori, sempre molto attenti alle questioni legate alla sicurezza, hanno deciso di andarla a prendere in macchina e riportarla così in Italia. In silenzio, come sempre super riservato quando c’è il minimo rischio legato all’incolumità di sua figlia, Roberto Salis ha quindi portato a termine la sua battaglia che aveva come unico e solo obiettivo il suo ritorno in Italia.

Ad attenderli a Monza, nell’appartamento non lontano dal parco e dalla Villa Reale, c’erano i due fratelli e gli amici più stretti, gli stessi che hanno seguito tutte le udienze a Budapest e che hanno sempre aiutato la sua famiglia a risolvere tutti i problemi burocratici e logistici che ha dovuto affrontare in 16 mesi passati tra l’Italia e l’Ungheria. Ma Budapest è il passato, di cui Ilaria Salis avrà ricordi positivi legati solo alla famiglia che ha scritto all’ambasciata italiana dando la propria disponibilità ad ospitarla pur non conoscendola e che l’ha poi accolta per 20 giorni.

Per il resto, "ha avuto un periodo di carcerazione molto intenso e ha subito delle torture – ricorda il padre – Adesso ha bisogno di riposarsi, occorrerà un po’ di tempo. L’abbiamo riportata qua con tutte le fatiche che abbiamo fatto". E ora potrà riposarsi anche Roberto Salis.

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