Russia: Putin sfiora il 90%. Ma il suo quinto mandato sarà il più difficile

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Vladimir Putin sfiora il 90% dei consensi. è il quinto mandato dopo già 24 anni trascorsi al potere, l’orizzonte ora è il 2030. Gli altre tre candidati-comparsa sono stati praticamente annientati. Il comunista Nikolai Kharitonov, in seconda posizione, si è fermato al 4,7%, quello di Gente Nuova, Vladislav Davankov, al 3,6% e quello del Partito liberaldemocratico Leonid Slutsky al 2,5%.

Lo "zar" si avvia al quinto mandato, sicuramente il più difficile: fra guerra, contestazione interna, memoria di Navalny. E soprattutto per il confronto con un Occidente che arriva anche ad alzare i toni, vedi le affermazioni del presidente francese Macron.

I tre giorni in cui si sono svolte, per la prima volta, le consultazioni hanno dato i risultati sperati anche in termini di partecipazione, secondo i dati ufficiali. L’affluenza alle urne è stimata ad oltre il 73%, rispetto al 67,5% registrato nelle precedenti presidenziali, nel 2018. Mentre si attende ancora il dato del voto elettronico. Una partecipazione massiccia, tra l’80% e il 90%, è stata annunciata anche nelle quattro regioni ucraine parzialmente controllate dalle truppe di Mosca e annesse dalla Russia nel 2022: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson.

Qui la vittoria di Putin è stata, se possibile, ancora più netta. Le percentuali che gli sono attribuite arrivano fino al 95% nel Donetsk, al 94% nel Lugansk, al 93% nella regione di Zaporizhzhia e all’88% in quella di Kherson. La prima reazione a livello internazionale è stata quella del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, secondo il quale Vladimir Putin è un uomo "malato di potere" che vuole "regnare in eterno". Zelensky ha aggiunto che le elezioni russe non hanno "alcuna legittimità".

L’ex presidente russo Dmitry Medvedev ha invece salutato quella che ha definito "la brillante vittoria" di Putin. L’Occidente "ha fallito" nei suoi tentativi di boicottare le elezioni, ha affermato da parte sua il ministero degli Esteri, la cui portavoce, Maria Zakharova, aveva rilanciato ieri l’accusa ai diplomatici dei Paesi occidentali di "interferenze" nel processo elettorale. E questo in particolare per il sostegno dei Paesi della Ue e degli Usa agli oppositori, soprattutto nella persona di Alexei Navalny e ora dei suoi collaboratori.

Code di centinaia di persone si sono formate alle 12 davanti ai seggi nel centro di Mosca e in altre città in risposta all’appello lanciato dallo stesso Navalny poco prima di morire per il cosiddetto ‘Mezzogiorno contro Putin’. Ma tutto si è svolto senza gravi incidenti, anche se la ong Ovd-Info ha segnalato 74 fermi in tutta la Russia, soprattutto per episodi individuali di protesta. Leonid Volkov, l’ex braccio destro di Navalny aggredito a martellate nei giorni scorsi in Lituania, ha affermato che la schiacciante vittoria di Putin "non ha nulla a che fare con la realtà".

Anche nella regione frontaliera di Belgorod i seggi sono rimasti aperti in questi tre giorni nonostante i ripetuti bombardamenti ucraini e i tentativi di infiltrazione rivendicati da gruppi paramilitari russi inquadrati nelle forze di Kiev. Oggi due persone, tra cui una ragazza di 16 anni, sono rimaste uccise e 11 ferite dai razzi ucraini. A Chisinau invece, capitale della Moldavia, un uomo ha lanciato due bottiglie molotov contro l’ambasciata russa, dove erano in corso le operazioni di voto, senza provocare vittime o danni.

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La Russia ha affrontato questi tre giorni elettorali in un clima di tensione a causa dei timori per la sicurezza. A Mosca un notevole schieramento di polizia era visibile oggi in diversi punti strategici, comprese le principali stazioni della metropolitana. E la giornata era cominciata con la contraerea entrata in azione vicino agli aeroporti internazionale di Vnukovo e Domodedovo. Nei pressi di questo secondo scalo, ha fatto sapere il sindaco Serghei Sobyanin, è stato abbattuto un drone. Ma gli occhi di tutto il mondo ora sono puntati sulle prossime mosse dello zar.

Ernesto Giusti

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