Prato, fatture false: dieci imprenditori indagati nel pronto moda

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Dieci cittadini di origine cinese sono stati indagati e denunciati per una presunta frode fiscale scoperta dalla Guardia di Finanza nel settore pronto moda. La frode sarebbe stata portata avanti attraverso l’uso e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 44 milioni di euro ed Iva per circa 9 milioni di euro da parte di società, riconducibili ai dieci cittadini cinesi.

Gli imprenditori sono stati indagati e denunciati per diversi reati, quali l’omessa e infedele dichiarazione oltre all’emissione e utilizzo di fatture false, nonché per il trasferimento fraudolento di valori fuori dall’Italia, in Cina, a scopo di riciclaggio. I finanzieri di Prato, con il coordinamento della Procura, hanno individuato 7 imprese operanti nel settore dell’abbigliamento, collegate tra loro in un complesso sistema di frode fiscale, ricostruito attraverso un’approfondita analisi dei movimenti bancari e finanziari oltre che del fatturato delle imprese coinvolte.

Gli imprenditori cinesi indagati si avvalevano di imprese ‘cartiere’ – di fatto inesistenti, prive di struttura operativa e intestate a meri prestanome compiacenti, persone perlopiù indigenti e disposte a farsi carico delle eventuali responsabilità derivanti dalla loro amministrazione – per l’emissione di fatture false nei confronti di una società di Prato – consentendo a quest’ultima di detrarsi indebitamente l’Iva e praticare conseguentemente prezzi inferiori a quelli di mercato, con un evidente effetto distorsivo della concorrenza.

Tutti i proventi illeciti frutto dell’evasione fiscale sono stati sistematicamente trasferiti in Cina, in modo da essere ‘ripuliti’ e reimmessi nel circuito dell’economia legale. L’indagine ha consentito altresì di ricondurre la gestione di fatto di 4 imprese ‘cartiere’ a due cinesi, residenti nella provincia di Firenze, ma con interessi a Prato. In questo modo le Fiamme Gialle hanno segnalato gli imprenditori coinvolti alla Procura pratese per svariati reati tributari, quali l’omessa e infedele dichiarazione oltre all’emissione e utilizzo di fatture false, nonché per il trasferimento fraudolento di valori fuori dall’Italia, a scopo di riciclaggio, per oltre 44.500.000 di euro.

A margine dell’attività d’indagine, e a riprova dell’approccio integrato adottato dai finanzieri per il contrasto della criminalità economico-finanziaria, i militari del Gruppo di Prato hanno portato anche a termine dei controlli fiscali nei confronti delle imprese coinvolte, ricostruendo e segnalando all’Agenzia delle Entrate un fatturato complessivo di oltre 33 milioni di euro, ed Iva dovuta per oltre 7 milioni di euro.

La validità dell’impianto investigativo posto in essere dalla Guardia di Finanza ha già trovato i primi riscontri: infatti, la principale impresa oggetto di controllo ha aderito all’accertamento definendo il versamento di quanto dovuto a favore delle casse dello Stato, per circa 1,5 milioni di euro. Le attività sono ancora in corso per incamerare nelle casse dello Stato l’intero ammontare dovuto.

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