Ucraina, un anno di guerra: Mosca isolata, l’Occidente, il risveglio cinese

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Un anno dopo, la fotografia dell’Ucraina attaccata dai carri armati di Putin all’alba del 24 febbraio 2022, l’ha scattata bene l’ambasciatore italiano a Kiev, Pier Francesco Zazo. Con queste parole: "Le prospettive della Russia sono molto negative nel futuro, si sta isolando e sta commettendo giganteschi errori, con narrative che accentueranno l’isolamento. L’arma energetica non potrà più utilizzarla, l’Occidente è più coeso che mai e l’Ue è compatta. Putin probabilmente passerà alla storia come colui che ha perso per sempre l’Ucraina. Mosca "ha compiuto scelte miopi che pagheranno le future generazioni".

PUTIN – In effetti, Putin pensava a una specie di parata fino a Kiev. Dove avrebbe voluto trovare Zelensky con le mani già alzate in segno di resa. Invece, il 24 febbra 2023, abbiamo un Occidente in assetto di scontro frontale contro la Russia; un’Unione europea chre si ingegna per superare l’emergenza energetica; un’America che alza i toni; una Cina che si risveglia, con Xi che riappare sul palcoscenico mondiale al G20 di Bali, e che con i toni consueti della diplomazia d’Oriente. Xi rassicura i leader occidentali mentre abbraccia Mosca e la sua causa. Un anno di guerra che cambia e che sta ancora cambiando il mondo nei suoi assetti geopolitici e negli equilibri tra le superpotenze.

PECHINO – Appaiono oggi, a un anno dall’invasione russa, piu’ difficili i rapporti di Pechino con Washington, complicati, nelle ultime settimane, dal caso del pallone spia abbattuto dagli Stati Uniti al largo delle coste del South Carolina, che ha aperto a un incidente diplomatico tra le due potenze mondiali. Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, la distanza con gli Stati Uniti si misura con l’insofferenza manifestata in termini mai cosi’ netti da Pechino per le forniture di armi a Kiev: per Pechino gli Usa "gettano benzina sul fuoco", vogliono trarre vantaggio dal conflitto, e ne sono "il piu’ grande promotore".

UCRAINA – Un anno di guerra che sta infine mettendo a dura prova un Paese che, a distanza di 365 giorni, conta il bilancio piu’ tragico della sua esistenza: piu’ di settemila civili uccisi, piu’ di quindici milioni di ucraini privati dell’accesso ad acqua pulita e cure, otto milioni di rifugiati, danni alle infrastrutture per 113 miliardi di dollari, secondo i dati forniti da Rescue.org. Piu’ di settemila civili uccisi, piu’ di quindici milioni di ucraini privati dell’accesso ad acqua pulita e cure, otto milioni di rifugiati, danni alle infrastrutture per 113 miliardi di dollari. Nei dati forniti da rescue.org manca solo il calcolo della distanza che adesso, a un anno dal conflitto, separa gli Stati Uniti e la Russia, Joe Biden da Vladimir Putin, la Casa Bianca dal Cremlino. E quella appare enorme, ancora piu’ ampia. L’anniversario, che verra’ sancito dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, sara’ caratterizzato dalle nuove rivelazioni del Wall Street Journal, secondo cui gli Usa potrebbero presentare al Palazzo di Vetro le prove dell’aiuto sotterraneo garantito da Pechino a Mosca in questi mesi. E la mossa a sorpresa, che puo’ segnare un punto di non ritorno nella sottile partita diplomatica, arriva dopo che prima la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris e poi il segretario di Stato Antony Blinken hanno ufficialmente accusato la Russia di "crimini contro l’umanita’".

ONU – L’intervento di ieri, 22 febbraio 2023, all’Assemblea generale dell’Onu, da parte dell’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield, e’ stato un altro colpo al Cremlino: "Siamo qui per discutere una risoluzione che promuove una pace duratura in Ucraina. L’invasione russa e’ un attacco al cuore della Carta Onu". "Tutto quello che un anno fa faceva la Russia – ha aggiunto – era negare, negare e negare, come sta facendo il delegato di Mosca". Ma oltre ad attaccare il Cremlino, gli Stati Uniti hanno continuato a garantire il sostegno militare e finanziario al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Da quando la guerra e’ cominciato, secondo il Kiel Institute for the World Economy, un istituto tedesco di ricerca, il Congresso americano ha inviato aiuti all’Ucraina per piu’ di 75 miliardi di dollari. La somma, di portata storica, aggiornata al 15 gennaio di quet’anno, ha riguardato anche il sostegno ai rifugiati, alle forze di polizia locali, l’aiuto alle radio indipendenti, ma in gran parte ha coperto il supporto militare: 23,5 miliardi in armi e equipaggiamento; 4,7 miliardi in prestiti e sovvenzioni per l’acquisto di armi e equipaggiamento; 18,3 miliardi per l’addestramento e il supporto logistico; 26,4 miliardi di sostegno finanziario attraverso l’Economic Support Fund; 3,9 miliardi in assistenza alimentare, cure mediche, supporto dei rifugiati e altre forme di aiuto umanitario. Washington ha garantito 8500 Javelin, i missili anti-carro di ultima generazione; 54 mila munizioni; 1600 Stinger, missili terra-aria a ricerca di calore; 13 mila lancia granate; 75 mila giubbotti antiproiettile e elmetti oltre a migliaia di visori notturni, C-4 e altri tipi di esplosivo, ma anche un sistema di difesa aerea Patriot; 8 sistemi Nasam e due Hawk, e i missili ad ‘alta velocita’ Harms; 4 mila razzi aerei Zuni; 20 elicotteri Mi-17; 2500 droni, di cui 1800 Phoenix Ghost, noti come ‘droni suicida’; trentuno carriarmati Abrams; 550 blindati, tra M113 e M1117; 1700 Humvees, cioe’ veicoli blindati da ricognizione; 334 mezzi tattici e 44 camion, piu’ altri sei blindati, oltre alla copertura satellitare. Gli aiuti americani sono andati crescendo nei mesi, di pari passo con il gelo che ha segnato i rapporti con Mosca e Pechino. Washington non crede alla mediazione cinese, o almeno non sembra crederlo quanto alcuni alleati occidentali, che hanno intensificato gli incontri con la diplomazia di Pechino.

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ITALIA – La stessa Italia, attraverso il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, ha sottolineato come sia anche nell’interesse della Cina trovare una soluzione, perche’ una crisi prolungata non fa bene a nessuno, e in gioco c’e’ anche il mercato europeo. Le voci delle ultime settimane che vogliono la Casa Bianca fare pressione su Zelensky per trovare un accordo non hanno avuto mai incontrato una conferma evidente, ma questo fa parte del gioco delle parti. Biden sa di dover fare i conti con una fronda contraria agli aiuti a Kiev che sta crescendo. Nella stessa opinione pubblica, il tema degli aiuti agli ucraini non e’ piu’ in cima. Un recente sondaggio, condotto dal National Opinion Research Center con Ap, ha rilevato come il sostegno degli americani agli aiuti militari sia in netto calo: a maggio era pari al 60 per cento, ora e’ sceso al 48. Tecnicamente, la minoranza del Paese. Ed e’ proprio per contrastare questa "stanchezza" che Biden e’ volato in Polonia e ha voluto dare un mano a Zelensky, incontrandolo con un blitz tenuto nascosto anche ai giornalisti che seguono la Casa Bianca. Ma il rischio di un raffreddamento repubblicano resiste, anche dopo gli effetti scenici. Lo dice la vita quotidiana, in quei dettagli che sfuggono alle statistiche. Negli Stati Uniti, scorrendo i notiziari dei grandi network, il tema Ucraina lascia spesso spazio ad altri argomenti piu’ legati alla vita americana. Dodici mesi di guerra hanno portato a una certa assuefazione della morte. Biden sa che deve fare i conti con questa nuova dimensione, ma non vuole cedere di un centimetro nel sostegno a Zelensky.

URSULA – "L’Unione europea ha saputo reagire con unità e forza nell’ora più buia". Cosi’ la presidente, Ursula von der Leyen, riassume l’impegno di Bruxelles in quest’anno di guerra in sostegno all’Ucraina. Per capirne la portata possono venire in soccorso alcune cifre: dieci pacchetti di sanzioni adottati contro la Russia, di cui cinque nei primi quaranta giorni del conflitto; oltre 5 milioni di profughi ucraini accolti, beneficiando per la prima volta della direttiva di protezione temporanea; aiuti economici per un totale di 67 miliardi di euro; aiuti militari per 3,5 miliardi (per la prima volta l’Ue ha finanziato l’acquisto di armi e lo ha fatto quattro giorni dopo l’invasione; il totale per le armi supera i 12 miliardi se si sommano anche gli aiuti degli Stati singoli; 17 miliardi di euro per aiutare gli Stati nell’accoglienza dei rifugiati; un miliardo di euro per favorire l’esportazione del grano ucraino; 7,5 milioni per sostenere la Corte penale internazionale nelle indagini sui crimini di guerra e 2.400 generatori consegnati; 30 mila soldati ucraini da addestrare con la missione Ue. Oltre ai numeri ci sono i fatti. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e’ stata la prima leader occidentale a recarsi a Kiev; l’hanno seguita poi von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Il 23 giugno, in tempi senza precedenti, l’Ue ha concesso all’Ucraina lo status di Paese candidato all’Unione. Ha aumentato la spesa militare e sta approvando l’acquisto congiunto di armi e munizioni per rispondere alla crisi dell’industria della difesa. La guerra non e’ stata sul campo militare ma anche a distanza, sull’energia in particolare. La Russia ha tagliato sempre piu’ la sua fornitura di gas al blocco dell’Unione. Ma Bruxelles ne ha fatto strumento di battaglia: l’importazione di gas e’ passata dal 40% al 7%. Dal 5 dicembre e’ in vigore un embargo sul petrolio russo via mare per l’Ue e un tetto al prezzo a cui si puo’ vendere per essere trasportato o venduto a Paesi terzi da aziende Ue. Ha imposto un tetto al prezzo a tutto il gas via gasdotto. E per liberarsi totalmente dalla dipendenza dei fossili russi dal 2027, l’esecutivo europeo ha messo sul tavolo il RepowerEu, un piano da oltre 200 miliardi da affiancare al Next Generation Eu.

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RUSSIA – Un anno fa, Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina scommettendo su una campagna breve e decisiva per rovesciare quello che Mosca chiama il "regime nazista di Kiev", oggi si trova a scommettere sul contrario: una lunga guerra di attrito per sfilacciare, col tempo, l’alleanza occidentale e rendere l’Ucraina un non-Stato, dipendente dagli aiuti internazionali, senza piena sovranita’ sul suo territorio e impossibilitata ad entrare nella Nato. Dopo un mese dall’inizio dell’invasione, gli obiettivi della sua campagna sono stati drasticamente ridotti dopo la ritirata da Kiev e Chernihiv. Dal rovesciamento del presidente Volodymyr Zelensky l’obiettivo principale e’ diventato la "liberazione del Donbass", le due regioni industriali dell’Ucraina orientale Lugansk e Donetsk. Costretta a ulteriori ritirate da Kharkiv nel Nord-Est e Kherson nel Sud, gli obiettivi della Russia rimangono immutati. Gli scarsi successi sul campo hanno spinto Putin ad annettere quattro province ucraine lo scorso settembre, senza averne il pieno controllo: Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia quindi potrebbero essere le zone su cui si concentreranno i russi per estendere l’area da loro realmente amministrata. Le maggiori conquista per la Russia rimangono a oggi il controllo del Mare d’Azov – dichiarato "mare interno" – e la creazione di un collegamento terrestre con la penisola di Crimea, annessa illegalmente nel 2014, che ha messo fine alla dipendenza dal ponte sullo stretto di Kerch. Mosca potrebbe puntare anche sulla destabilizzazione di territori limitrofi: gli occhi sono puntati sugli allarmi per i tentativi di deporre il governo filoeuropeo in Moldavia, dove la Russia ha truppe di stanza nella regione separatista della Transnistria al confine con l’Ucraina.

CINA – Solo tre settimane prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, a Pechino, il presidente cinese, Xi Jinping, e il leader del Cremlino, Vladimir Putin, siglavano una partnership "senza limiti" tra Cina e Russia. Il presidente russo era giunto nella capitale cinese per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali, mentre i soldati di mosca si ammassavano ai confini con l’Ucraina: l’evento doveva suggellare nove anni di intensi rapporti con il leader cinese con un "patto per le Olimpiadi Invernali". La visita di Putin a Pechino fu il 38esimo incontro di persona tra i due leader dal 2013, cioe’ da quando Xi assunse la carica di presidente cinese e, solo dieci giorni dopo l’investitura, si reco’ a Mosca per incontrare il leader del Cremlino. I legami con Mosca sono cresciuti negli anni, mentre quelli con Washington crollavano sotto il peso della guerra commerciale e tecnologica, della repressione cinese a Hong Kong, e degli attriti per la questione di Taiwan. Solo tre settimane prima dell’inizio dell’invasione Putin arrivava nella capitale cinese portando con se’ nuovi accordi per le forniture di gas alla Cina e critiche alla Nato per l’allargamento a est dell’Alleanza Atlantica, di cui aveva gia’ parlato con Xi poche settimane prima dell’evento sportivo, segnato dalle imponenti restrizioni anti-Covid e boicottato, a livello diplomatico, dai leader occidentali per le violazioni dei diritti umani in Cina ai danni degli uiguri.

NATO – Pechino non ha mai condannato l’invasione dell’Ucraina da parte dei soldati di Mosca, rifiutandosi di catalogare in questi termini la "operazione militare speciale" lanciata da Putin la mattina del 24 febbraio 2022, e non ha votato la risoluzione Onu di condanna dell’operato di Mosca. La posizione ambigua di Pechino ha contribuito a raffreddare ulteriormente i rapporti con Washington, innescando sospetti, periodicamente riaffioranti e sempre smentiti dalla Cina, di un occulto sostegno militare a Mosca nella guerra in Ucraina. La Cina chiede un’architettura di sicurezza europea "equilibrata, efficace e sostenibile", che si contrappone al modello, che definisce "obsoleto", della Nato: Pechino critica la "mentalita’ da Guerra Fredda" dell’Alleanza Atlantica, che "getta benzina sul fuoco", e punta a espandersi nel Pacifico. sovranita’ e dell’integrita’ territoriale dell’Ucraina. Il vertice di Bali ha registrato anche il primo incontro di persona tra Xi e il presidente Usa, Joe Biden, con cui si e’ registrato un punto di contatto. Biden e Xi, sottolineava la Casa Bianca, "hanno reiterato il loro accordo che una guerra nucleare non dovrebbe essere mai combattuta e che non si puo’ mai vincere e hanno sottolineato la loro opposizione all’uso, o alla minaccia dell’uso, di armi nucleari in Ucraina". Sullo sfondo, pero’, rimanevano le tensioni per la minaccia missilistica e nucleare nord-coreana, per i rapporti di Pechino con Mosca, per le dispute commerciali e tecnologiche e, soprattutto, per la questione di Taiwan, vera "linea rossa" da non oltrepassare, per Pechino, nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti. Solo pochi mesi prima, i rapporti si erano fortemente incrinati per la visita a Taipei dell’ex speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi: tra le ripercussioni messe in atto da Pechino, che indisse sette giorni di esercitazioni militari attorno all’isola, ci fu il taglio delle comunicazioni con gli Usa sul piano militare. E allora? Tutto cioò premesso, un anno dopo si aspetta che a qualcuno venga l’ideona da premio Nobel: quella che possa fa tacere le armi e far cessare i giochi politici sulla pelle degli ucraini. Non basta: bisogna che Mosca capisca che sta compromettendo il futuro dei suoi ragazzi. Decine di migliaia dei quali sono partiti per l’Ucraina e non sono tornati con le proprie gambe.

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Sandro Bennucci

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