Ucraina: Iran ammette di aver fornito droni a Mosca, ma “prima della guerra”. Zelensky: “Non è vero, ne abbatti amo 10 al giorno”

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E’ incessante, in tutta l’Ucraina, l’allarme aereo. Le sirene avvertono la popolazione che, ormai da otto mesi, cerca scampo nei rifugi. Intanto l’Iran ammette di aver fornito i droni killer a Mosca. Ma Teheran cerca di giustificarsi: "Ciò è avvenuto prima dello scoppio della guerra in Ucraina". Irritata la replica di Volodymyr Zelensky: "Anche in questa confessione", gli iraniani hanno mentito. Abbattiamo almeno dieci droni iraniani ogni giorno, e il regime iraniano afferma di averne dati pochi e anche prima dell’inizio dell’invasione". Ancora Zelensky: "Chiedo che i terroristi russi e i loro complici non rimangano impuniti".

TEHERAN – A fare marcia indietro rispetto alle iniziali smentite iraniane sui droni – utilizzati in diversi attacchi alle infrastrutture civili ucraine come centrali elettriche e dighe – è stato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian: "Se sarà provato che la Russia ha usato i nostri droni, non resteremo indifferenti sulla questione. E ribadisco la nostra posizione: Porre fine alla guerra e negoziare tra le parti in conflitto". Parole che arrivano mentre spuntano nuovi sospetti di forniture a Mosca, con la tedesca Bild che ha mostrato le immagini di un cargo di Teheran atterrato a Mosca giovedì, ipotizzando che i pacchi scaricati dalla pancia dell’aereo fossero attrezzature belliche.

BOMBARDIERI RUSSI – Intanto, il sangue continua a scorrere sul fronte, e l’allarme aereo, come detto, ha suonato in tutta l’Ucraina, con l’esclusione della Crimea occupata. Le autorità hanno invitato la popolazione a rimanere nei rifugi segnalando una minaccia missilistica in tutto il Paese, con i bombardamenti russi che sono continuati dalla città di Nikopol alla regione di Mykolaiv, a Zaporizhzhia e l’est di Donetsk. Mosca ha denunciato invece che l’esercito ucraino ha bombardato nella notte la città di Svatovo, nell’autoproclamata Repubblica di Lugansk. È "necessario proteggere completamente i cieli ucraini", ha detto Zelensky, avvertendo che nelle prossime settimane "l’Ucraina si aspetta buone notizie per quanto riguarda la difesa aerea e la difesa missilistica", mentre da domani partirà una raccolta fondi anche per creare una "flotta di droni marini per proteggere le acque ucraine".

PACE GIUSTA – Per risolvere il conflitto, il presidente ucraino torna a chiedere una "pace giusta", ribadendo le linee rosse di Kiev: rispetto della Carta Onu, integrità territoriale, la condanna dei colpevoli e il risarcimento dei danni causati dalla Russia. Una trama, quella diplomatica, ancora da tessere mentre anche la Thailandia si è offerta di ospitare le parti per lanciare il dialogo. Ma intanto si contano i morti, e i bollettini quotidiani ricordano l’orrore della guerra, che rivive anche nel nuovo video shock dell’Associated Press e della tv Usa Pbs sulla ‘pulizia’ di Bucha, il massacro di oltre 400 civili dello scorso marzo. Quattordici minuti per ricostruire i crimini di guerra commessi dalle truppe del presidente russo Vladimir Putin. Nel documentario c’è anche il racconto dei testimoni che parlano delle torture subite, e le intercettazioni delle forze di Mosca che ammettano di aver "fatto pulizia" nella città.

NUCLEARE – Sul conflitto, continua a incombere intanto la minaccia del nucleare, sulla quale è intervenuto nuovamente Olaf Scholz dopo essere rientrato dal suo viaggio a Pechino. "Non è consentito, è inaccettabile usare armi nucleari", ha detto il cancelliere invitando "la Russia a dichiarare chiaramente che non lo farà". E mentre a Kiev e in altre regioni dell’Ucraina si vive al buio per le restrizioni all’erogazione dell’elettricità messa in ginocchio dagli attacchi alle infrastrutture energetiche, il riflettore è puntato su Kherson. Putin ha affermato che i civili che vivono ancora nel territorio devono essere "evacuati" dalla zona di conflitto, in quelle che Kiev definisce senza mezzi termini "deportazioni".

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KHERSON – Dichiarazioni, quelle del presidente russo, che alimentano la crescente speculazione sul fatto che Mosca potrebbe tentare di non mollare la città di Kherson – la più grande area urbana sotto l’occupazione russa – ad ogni costo. Ma intanto, i soldati russi fanno bottino di guerra, portando via ambulanze, trattori e auto. Ma anche archivi, dipinti e sculture. E persino le ossa dell’amico e amante di Caterina la Grande, Grigory Potemkin. Quella stessa Caterina la cui statua rischia di cadere a Odessa dopo il voto dei cittadini, che si sono espressi per il suo abbattimento. Mentre nella Melitopol occupata dai russi è tornata in piedi quella di Lenin.

Ernesto Giusti

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