Vaccini Pfizer, acquisti Ue: Corte Conti Europea censura e chiede chiarimenti a von der Leyen, che non risponde

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L’accordo sui vaccini contro il Covid tra la Commissione europea e Pfizer è di nuovo al centro delle polemiche. La Corte dei conti ha rilevato che la presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen ha violato il regolamento esistente per stipulare un accordo preliminare con Pfizer, aprendo la strada a un contratto da 1,8 miliardi di dosi di vaccino, il più grande appalto mai concluso dall’Unione europea.

Secondo quanto rilevato dall’organo di controllo del bilancio, la presidente della Commissione avrebbe trattato personalmente con la casa farmaceutica senza coinvolgere il gruppo negoziale in cui sono rappresentati gli Stati, rifiutandosi inoltre di rispondere alle richieste di chiarimento della Corte. Il Mediatore europeo, organo di garanzia del Parlamento europeo che raccoglie le istanze dei cittadini, ha voluto sapere in che modo fosse stato concluso il contratto: sulla base di quale parere scientifico, a quali condizioni. Un tentativo inutile, secondo il rapporto, dato la Commissione non ha mai fornito alcuna risposta. A differenza delle altre trattative contrattuali, l’esecutivo dell’Ue ha rifiutato di fornire le registrazioni delle discussioni con Pfizer, sotto forma di verbali, nomi di esperti consultati, termini concordati o altre prove.

“Abbiamo chiesto alla Commissione di fornirci informazioni in merito alle trattative preliminari per questo accordo”, scrivono gli autori del rapporto. “Tuttavia, non sono stati inviati”. Un revisore senior che ha contribuito a condurre l’indagine ha dichiarato a Politico che il rifiuto della Commissione di divulgare le informazioni è molto insolito. “Questo non accade quasi mai. Non è una situazione che noi della Corte affrontiamo normalmente”, ha detto il revisore, che ha chiesto l’anonimato.

Le polemiche contro von der Leyen erano iniziate quando, lo scorso aprile, il New York Times aveva rivelato i contatti informali tra Albert Bourla, l’amministratore delegato di Pfizer, e la presidente della Commissione europea. Un’indiscrezione che spinse un giornalista di Netzpolitik, Alexander Fanta, a richiedere l’accesso pubblico ai messaggi di testo.

La Commissione, rispondendo al cronista, diede conto di tre documenti – un’e-mail, una lettera e un comunicato stampa – ma non offrì alcun chiarimento sugli sms. Di qui l’intervento della mediatrice europea Emily O’Reilly che lo scorso settembre ha chiesto alla Commissione di avere accesso allo scambio di sms tra la tedesca von der Leyen e il numero uno della casa farmaceutica, il cui vaccino anti-Covid è stato sviluppato in collaborazione con BioNTech, laboratorio con sede in Germania. Bruxelles ha risposto a O’Reilly sostenendo “di non avere registrazioni” dei messaggi. L’esecutivo Ue ha inoltre affermato di non essere obbligato a “conservare ogni singolo documento” delle comunicazioni della presidente, tantomeno gli sms, che la Commissione considera comunicazioni “di breve durata”. Tali informazioni sarebbero state cancellate dal cellulare di von der Leyen.

La risposta dell’esecutivo dell’Ue non è piaciuta alla Corte dei conti che ha ritenuto che il modo il cui la Commissione ha trattato tale richiesta costituisca un caso di cattiva amministrazione e le raccomanda di “cercare nuovamente messaggi di testo pertinenti” e di “valutare, conformemente al regolamento (CE) n. 1049/2001, se […] possa essere concesso l’accesso del pubblico a tali messaggi”.

All’inizio della pandemia, l’Ue non aveva una strategia comune in materia di vaccinazione, in quanto l’acquisto era di competenza nazionale. Nel giugno 2020, Paesi Bassi, Germania, Francia e Italia stavano per acquistare congiuntamente 400 milioni di dosi del vaccino sviluppato da AstraZeneca. Una settimana dopo, su richiesta di tutti gli Stati membri, è subentrata la Commissione, anche per evitare la frammentazione dell’Ue nell’approvvigionamento di vaccini salvavita.

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Nel novembre dello stesso anno, la Commissione ha firmato contratti per conto degli Stati membri con sei produttori di vaccini. L’Ue ha contribuito (circa 2,5 miliardi di euro) ai costi di sviluppo e ha promesso di assumersi parte della responsabilità finanziaria dei prodotti (in caso di effetti collaterali del vaccino). I vaccini corona sono stati sviluppati in tempi record (meno di un anno invece di una media di 10-15 anni).

Nell’estate del 2021 Bruxelles disponeva di vaccini sufficienti (oltre 700 milioni) per vaccinare completamente il 70 per cento dei cittadini. La critica alla presidente della Commissione europea è il principale difetto segnalato dalla Corte nella sua relazione sulla strategia dell’Ue in materia di vaccini.

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