Papa Francesco invoca la pace in Ucraina e invita ad accogliere i migranti

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“Dio è pace e conduce sempre alla pace, mai alla guerra”. Cosi’ Papa Francesco nel suo discorso nel corso dell’apertura e della Sessione Plenaria del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali.
“Impegniamoci dunque, ancora di piu’, a promuovere e rafforzare la necessità che i conflitti si risolvano non con le inconcludenti ragioni della forza, con le armi e le minacce, ma con gli unici mezzi benedetti dal Cielo e degni dell’uomo: l’incontro, il dialogo, le trattative pazienti, che si portano avanti pensando in particolare ai bambini e alle giovani generazioni”, ha sottolineato il Pontefice.
“Esse incarnano la speranza che la pace non sia il fragile risultato di affannosi negoziati, ma il frutto di un impegno educativo costante, che promuova i loro sogni di sviluppo e di futuro”

Parlando al 7/o Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali di “una terza sfida, quella dell’accoglienza fraterna”, papa Francesco ha osservato che “oggi è grande la fatica di accettare l’essere umano. Ogni giorno nascituri e bambini, migranti e anziani vengono scartati – ha ricordato -. Tanti fratelli e sorelle muoiono sacrificati sull’altare del profitto, avvolti dall’incenso sacrilego dell’indifferenza. Eppure ogni essere umano è sacro”.
Ed “e’ compito anzitutto nostro, delle religioni, ricordarlo al mondo!”. “Mai come ora assistiamo a grandi spostamenti di popolazioni, causati da guerre, poverta’, cambiamenti climatici, dalla ricerca di un benessere che il mondo globalizzato permette di conoscere, ma a cui e’ spesso difficile accedere – ha affermato il Pontefice -. Un grande esodo e’ in corso: dalle aree piu’ disagiate si cerca di raggiungere quelle piu’ benestanti. Lo vediamo tutti i giorni nelle grandi migrazioni. Non e’ un dato di cronaca, e’ un fatto storico che richiede soluzioni condivise e lungimiranti”.
“Certo, viene istintivo difendere le proprie sicurezze acquisite e chiudere le porte per paura – ha riconosciuto -; è piu’ facile sospettare dello straniero, accusarlo e condannarlo piuttosto che conoscerlo e capirlo. Ma e’ nostro dovere ricordare che il Creatore, il quale veglia sui passi di ogni creatura, ci esorta ad avere uno sguardo simile al suo, uno sguardo che riconosca il volto del fratello”.
“Riscopriamo l’arte dell’ospitalita’, dell’accoglienza, della compassione – ha esortato Francesco -. E impariamo pure a vergognarci: si’, a provare quella sana vergogna che nasce dalla pieta’ per l’uomo che soffre, dalla commozione e dallo stupore per la sua condizione, per il suo destino di cui sentirsi partecipi”.

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