Il sospetto che a Putin non l’avessero raccontata giusta c’era stato fin dall’inizio. I suoi consiglieri, compresi quei servizi segreti ex Kgb che lui conosce molto bene, gli avevano forse lasciato intendere che i carri armati russi sarebbero arrivati a Kiev in poche ore. Una passeggiata. Ecco il punto: l’intelligence di Mosca non aveva capito che la resistenza ucraina sarebbe stata strenua, fino al sacrificio finale. E confortata dall’invio di armi occidentali di grande efficacia. Ora il sospetto iniziale diventa una quasi certezza: Putin è stato informato male e, probabilmente, consigliato peggio.
CREMLINO – La riconquista dei territori occupati da parte della resistenza ucraina avrà pesanti ripercussioni sui vertici militari e politici russi. E’ il parere di tutti i commentatori militari non solo occidentali. Le notizie che vedono Kiev tornare in possesso di molti territori è merito dell’Ucraina che è riuscita a mettere in piedi un piano ardito e molto riservato che, eccoci al punto, ha messo in evidenza l’inadeguatezza dei servizi segreti Mosca. Che in questo momento rischiano di essere messi sotto accusa proprio nelle stanze del Cremlino.
SERVIZI SEGRETI – Kiev – è il parere generale degli osservatori – ha messo a segno un’azione mirabilmente concepita, grazie anche agli armamenti a lunga gittata. Un’operazione che ha colto di sorpresa i russi che si aspettavano una forte spinta a Kherson, dove sono isolati 10 mila loro soldati. Per questo hanno alleggerito le loro posizioni nella regione di Kharkiv trovandosi poi sorpresi dall’avanzata ucraina. E ora, dal punto di vista delle operazioni sul campo, si apre una fase strategicamente molto interessante del conflitto, con i russi che non potranno più contare su numerosi collegamenti ferroviari.
PUTIN – L’avanzata di Kiev ha permesso di riprendere il controllo dei principali nodi ferroviari, che erano fondamentali per il rifornimento dei soldati di Mosca che quindi rischiano quantomeno di vedere compromessa la catena di alimentazione e di approvvigionamento degli armamenti. Le prime conseguenze dell’avanzata ucraina si potrebbero avere, come detto, nello Stato Maggiore di Mosca. Naturalmente non è pensabile una rapida conquista da parte delle truppe di Kiev, ma chi, in questo momento, comanda le operazioni militari russe? Del ministro della Difesa si sono perse le tracce. Se a guidare le operazioni ci fosse Putin in persona sarebbe molto grave, perché vorrebbe dire che la Russia sarebbe di fronte a un disastro. Tra le varie incognite che si moltiplicano di ora in ora, c’è quella del raggiungimento, da parte di Mosca, di quegli obiettivi annunciati pubblicamente.
TELEFONATA – Senza voler fare ironia a buon mercato, ci si può chiedere che, quando Mosca diceva di voler conquistare tutto il Donbass entro il 15 settembre, a quale anno facevano riferimento? Questa guerra sarà lunga, durerà fino a quando le rispettive compagini governative riusciranno a mantenere il potere. In questo momento Putin non vuole arrendersi e vuole continuare, così come Zelensky che oggi può contare sul rinforzo morale della riconquista del terreno. Una telefonata fra Putin e Zelensky non sembra imminente, vista la situazione. Si sussurra anche che Putin possa pensare alle armi nucleari tattiche, ma ci sono due ragionevoli obizioni: la prima è che quelle armi, anche nei piani segreti, potrebbero essere usate solo nel caso di pericolo all’integrità della Russia; la seconda che il Cremlino sa benissimo del pericolo che correrebbe premendo il famoso bottone rosso. Nessuno, si vuole sperare, può essere così pazzo da non pensare alle conseguenze di un’azione tanto sconsiderata.
Sandro Bennucci
