Sanzioni alla Russia e crisi energetica ed economica. L’Europa a un bivio, il resto del mondo avanza

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In questo momento di crisi energetica e sociale, dovuta a guerre e pandemia, che stanno investendo non solo la Russia, come auspicavano Von der leyen e Biden, ma anche gli stessi Stati dell’Europa, ci si chiede non solo quanto può resistere la Russia alle sanzioni occidentali, ma anche quanto possano fare gli Stati Ue per supplire alla mancate forniture energetiche provenienti dalla Russia.

Ed è un duello in cui ambo le parti hanno soltanto da perdere. Ma se guardiamo gli scenari internazionali, vediamo che il mondo è cambiato e che il ritorno alla guerra fredda, a due blocchi e alle divisioni che credevamo ormai superate, potrebbe addirittura favorire il blocco di nazioni che si oppongono all’Occidente e alla pretesa di egemonia americana nel mondo portata avanti dal bellicoso presidente Biden.

Significativo in proposito il recente viaggio di Vladimir Putin a Teheran appunto per concordare con gli ayatollah una risposta per stipulare accordi politici ed economici. Un viaggio non casualmente avvenuto pochi giorni dopo il tour in Medio Oriente di Joe Biden che, secondo Le Monde, e non solo, ha deluso su tutti i piani, a partire dal rifiuto del saudita Mohammed bin Salman di rompere, come chiesto dal presidente americano, l’accordo con la Russia nella OPEC Plus per abbassare il prezzo del petrolio. Un altro sintomo chiaro del declino del peso degli Stati Uniti in Medio Oriente

Ma da tutta une serie di incontri e di dichiarazioni politiche sembra si stia consolidando una sorta di alleanza fra tutte le nazioni che non applicano le sanzioni contro la Russia. Un patto che vede l’Occidente non più in grado di esercitare egemonia sulle nazioni emergenti, in primis l’India, ma basti pensare che ben 34 nazioni africane su 54 non hanno aderito alle sanzioni anti russe e solo Australia, Taiwan e Giappone le applicano in Asia.
La questione cruciale della tenuta o meno sul piano economico della Russia a fronte delle sanzioni va calibrata sugli accordi sotterranei che altre quattro nazioni, Iran, Corea del Nord, Siria e Venezuela, con la fondamentale collaborazione di una Cina che non intende permettere una sconfitta della Russia in Ucraina, potrebbero stringere con la Russia.

Dall’altro lato c’è un’Europa ( e un’Italia) che sono andate dietro a Biden, presidente che sta perdendo influenza a livello internazionale e anche negli Usa, e non vede che il mondo è cambiato. Emergono potenze economiche, politiche (e militari) che possono contrastare efficacemente la Ue, gli Usa e la Nato e che possono contare su una popolazione giovane, su abbondanza di materie prime, con economie in progresso, mentre l’Occidente sembra in chiara difficoltà.

Solo Von der Leyen, Michel, Macron e compagni vogliono fingere di non rendersene conto. Stanno sacrificando sull’altare dell’Ucraina e degli interessi di Biden l’economia, il benessere dei 27 Paesi dell’Europa, i cui cittadini si preoccupano soprattutto di non scivolare nella povertà, come sta accadendo a moltissimi, soprattutto a causa della crisi energetica scatenata dal taglio alle forniture russe. Per ovviare alle quali l’Europa riesce solo a proclamare diktat e sacrifici per il suo popolo e non a trovare efficaci accordi e strade alternative. Temiamo cioè che la strategia perseguita dalla Ue e da Biden per isolare la Russia si riveli a lungo andare controproducente, soprattutto per l’avversione all’egemonia yankee che una buona parte del mondo sta sempre più manifestando. Un segnale preoccupante per le democrazie dell’Occidente, le quali dovrebbero reagire, ma non sembrano in grado di farlo, tenuto conto del livello non eccelso della classe politica al potere.

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PAOLO PADOIN

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