Governo: analisti economici fanno il punto, si temono elezioni anticipate

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In assenza della volontà di portare avanti l’attuale coalizione di governo fino alla scadenza originariamente prevista del maggio 2023, gli analisti sono concordi nell’aspettarsi un aumento dei rendimenti dei BTP italiani e un ampliamento degli spread, come successo in passato. Questo momento è però particolare: Draghi riferirà alle camere nella giornata di mercoledì 20 , mentre la Banca centrale europea (BCE) dovrebbe annunciare nel meeting di giovedì lo strumento anti-frammentazione a beneficio dei paesi più indebitati.

“Sebbene l’Italia non sia estranea al caos politico, questa incertezza potrebbe essere più importante del normale per i mercati, poiché precede la presentazione da parte della BCE di piani dettagliati su come interverrà nei mercati obbligazionari e la volatilità delle obbligazioni italiane potrebbe essere una complicazione”, fa notare Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM in Italia. “Inoltre, i mercati sono preoccupati per il Recovery Fund, che sarà un importante motore dell’economia nei prossimi anni, in particolare sulla scia dell’aumento dei prezzi delle materie prime”, aggiunge l’economista.

La percezione dall’estero è che i politici italiani stiano “giocando un gioco pericoloso mentre devono fare i conti con una potenziale crisi energetica, un’inflazione elevata, un livello elevato del debito pubblico, un rallentamento della domanda globale, un ciclo di rialzo dei tassi di interesse e significative incertezze sul nuovo strumento anti-frammentazione della BCE”, fa notare Credit Suisse. Gli analisti prevedono che la BCE non si impegni ad affrontare gli spread guidati dalla politica, come nel caso italiano, e vedono un ulteriore allargamento degli spread BTP-Bund “poiché probabilmente eserciterà ulteriore pressione sulla BCE per garantire la sua credibilità e efficacia”.

Lo scenario di elezioni anticipate è quello più temuto dai mercati e le sue quotazioni sono in aumento. Mario Draghi ha segnalato che è determinato a dimettersi dalla carica di primo ministro italiano se non ha il sostegno di tutti i partiti che lo sostengono attualmente, quindi anche del Movimento 5 Stelle che ha innescato la crisi. Se l’Italia andasse alle elezioni in autunno, si troverebbe probabilmente di fronte a un governo molto diverso da quello attualmente guidato da Draghi, visto che i sondaggi suggeriscono che una coalizione di destra potrebbe ottenere la maggioranza.

È vero però che l’uscita dall’Eurozona non è più un’eventualità che i partiti di destra sostengono, anche se un tale governo sarebbe probabilmente fortemente euroscettico e anti-immigrazione e le relazioni con l’UE ne risentirebbero. “Ciò probabilmente solleverà le preoccupazioni degli investitori sulle prospettive a lungo termine dell’Italia, sia per quanto riguarda l’Eurozona sia per quanto riguarda la sostenibilità delle sue finanze – afferma Andy Mulliner, Head of Global Aggregate Strategies di Janus Henderson – Non dovrebbe trattarsi di un pericolo acuto come quello che abbiamo visto nella crisi sovrana, ma quasi certamente in questo scenario si assisterà a un premio di rischio più ampio per il debito italiano, che aggraverà ulteriormente l’inasprimento delle condizioni monetarie da parte della BCE”.

Tutti messaggi preoccupati per la situazione del nostro Paese e per gli inevitabili riflessi che uno sbocco negativo della crisi avrebbe non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa.

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