Arno: sorgente secca. Le foto dei Carabinieri Forestali. La Regione progetta nuovi invasi

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CAPO D’ARNO (MONTE FALTERONA, AR) – Lo zampillo non c’è. La sorgente dell’Arno, sul Monte Falterona, è praticamente secca. Resta solo un piccolissimo rigagnolo, che si perde nella roccia, sotto la lapide con i versi di Dante: "un fiumicel che nasce in Falterona e cento miglia di corso nol sazia…". Documentano bene la scena le foto dei Carabinieri forestali, scattate dal Tenente Colonnello Stefano Ignesti del Reparto CC Parco Nazionale Foreste Casentinesi e gentilmente concesse a Firenze Post, come straordinaria documentazione della siccità di questa estate 2022, dal dottor Luigi Bartolozzi, comandante dei Carabinieri forestali di Firenze.

Capo D’Arno, sorgente secca sotto la lapide con i versi di Dante che, per rispetto al Sommo Poeta, andrebbe restaurata (Foto Carabinieri Forestali)

CULLA DELL’ARNO – Si nota solo una piccola pozza ai piedi del carabiniere Francesca, in servizio nel grande Parco delle Foreste Casentinesi. Anche quassù, a oltre 1600 metri d’altezza, fa caldo. E quando non piove la situazione è questa. Personalmente ho già visto scene del genere, quando lavoravo a La Nazione e venivo inviato a "vedere l’Arno" nella sua "culla". Una volta, quando dalla roccia non sgorgava nulla, per Firenze e tutta la Piana che si stende verso Prato e Pistoia era sete assicurata. Succedeva spesso nella tarda estate, ma anche in primavere arede come quella di quest’anno. Ora la situazione è diversa grazie alla diga di Bilancino, che ancora ha in serbo oltre sessanta milioni di mdetri cubi d’acqua.

Capo D’Arno, la sorgente dove non si vede sgorgare acqua (Foto Carabinieri Forestali)

REGIONE – Non ripeterò la storia della diga: con l’inchiesta, gli arresti e la faticosa, felice conclusione grazie a un prefetto-commissario. Non tornerò nemmeno sul fatto che Bilancino è troppo in alto, prende solo pochi torrenti della Sieve e non blocca le piene del tumultuoso affluente dell’Arno non mitigando dunque il rischio alluvioni. Mi preme invece dare notizia dell’iniziativa della Regione per costruire nuovi invasi, non così grandi ma certo utilissimi nei periodi di siccità. La progettazione di nuovi invasi è il punto sul quale si è concentrata la cabina di regia che si è riunita per la seconda volta a Palazzo Strozzi Sacrati. All’incontro, oltre ai rappresentati dei settori regionali coinvolti (ambiente, protezione civile, agricoltura, infrastrutture e urbanistica), ad AIT, Anbi e EAUT, sono stati invitati anche quelli delle categorie agricole ovvero Confagricoltori, Coldiretti e CIA, oltre a Cispel. Insieme al presidente Eugenio Giani è intervenuta anche l’assessora all’ambiente Monia Monni.

GIANI – “Anzitutto – ha detto Giani – vogliamo arrivare quanto prima ad un quadro dei danni che la siccità ha causato e sta causando, in modo da inoltrare al governo la richiesta di emergenza nazionale. In secondo luogo vogliamo arrivare a delle procedure che, al di là del momento attuale, ci permettano di realizzare il maggior numero di laghi, laghetti e invasi e salvaguardare quelli già esistenti. Dobbiamo sburocratizzare il sistema di leggi e regolamenti per consentire al pubblico e al privato di arrivare ad opere che potranno rivelarsi preziose in periodi di siccità. Infine – ha concluso – vogliamo individuare i siti dove ricavare da subito spazi di raccolta di acqua da utilizzare nei momenti di necessità". Ma intanto auguriamoci che ricominci a piovere. E che i Carabinieri Forestali possano presto darci notizia di nuovi zampilli da Capo D’Arno, sotto la lapide con i versi di Dante che, al Sommo Poeta lo dobbiamo, dovrebbe essere restaurata.

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Sandro Bennucci

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