Caporalato a Firenze: 5 condannati, anche un imprenditore e un commercialista. L’accusa: operai reclutati a nero

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FIRENZE – L’accusa è quella di aver reclutato manodopera al nero da destinare ad aziende. Oggi, 15 luglio 2022, sono scattate le condanne per cinque imputati, tra cui un’imprenditrice e un commercialista, cade la più grave accusa di associazione per delinquere. Il gup di Firenze Agnese Di Girolamo ha condannato in abbreviato la titolare di un’azienda di Poggibonsi (Siena) che produceva cosmetici bio (2 anni, 8 mesi di reclusione e una multa da 9.000 euro) e il suo consulente amministrativo (3 anni e 14 mila euro di multa).

Condanne da 4 mesi a 3 anni, sono state inflitte per tre ‘reclutatori’ della manovalanza di caporalato: sono due marocchini e una cubana. Per tutti è caduta l’accusa più grave di associazione per delinquere. Inoltre il tribunale ha disposto per l’azienda di Poggibonsi la confisca del "denaro integrante il profitto del reato fino alla concorrenza di quanto dovuto ai lavoratori, in base a quanto stabilito da contratti collettivi" e ha rinviato gli atti in Procura perché valuti la possibilità di procedere in giudizio contro l’azienda, per responsabilità amministrativa.

Secondo l’accusa, il titolare di un money transfer, situato nel quartiere fiorentino di San Jacopino, avrebbe gestito la manodopera irregolare dal reclutamento fino al pagamento degli stipendi. I lavoratori reclutati erano per lo più africani e sudamericani, alcuni in Italia senza permesso di soggiorno. Venivano pagati molto meno del dovuto, approfittando del loro stato di bisogno, inoltre lavoravano senza rispettare la normativa relativa ai turni di riposo.

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