Mattarella respinge dimissioni e rinvia Draghi alle Camere per la fiducia. Il giorno x sarà mercoledì 20 luglio

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Come ampiamente prevedibile Mattarella non accetta la crisi al buio, respinge le dimissioni e rinvia Draghi alle camere per la verifica. Era probabilmente tutto stato concordato nel colloquio fra i due dopo lo strappo del M5S al Senato.

E’ durato circa 40 minuti l’ulteriore colloquio tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Mario Draghi che è tornato al Quirinale dopo aver annunciato le dimissioni ai ministri a Palazzo Chigi.
Al termine è stata diffusa la nota ufficiale del Colle in cui si spiega che Mattarella, dopo aver respinto le dimissioni, ha in pratica chiesto a Draghi di tornare alle Camere per verificare “nella sede propria” del Parlamento se il suo Governo può avere ancora la fiducia.

Nel frattempo era partito il coro del pressing sul premier da quasi tutti i partiti, da Confindustria, dai
vertici di Bruxelles: il governo deve andare avanti. Un appello a più voci che ha trovato in Draghi orecchie attente. Il presidente del Consiglio si è preso comunque qualche ora, ha fatto e ricevuto diverse telefonate e alla fine ha convocato una riunione di governo per comunicare ai suoi ministri che in serata avrebbe rassegnato le sue dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.
Il Presidente della Repubblica, come da prassi, ha respinto le dimissioni (tecnicamente nel comunicato del Colle si spiega che “il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni”) e ha rinviato il premier alle Camere. Sempre per correttezza istituzionale nella nota del Colle si legge che il Presidente “ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”.
Il richiamo alla “sede propria”, cioè le Camere, è la sottolineatura per indicare una parlamentarizzazione di un passaggio, crisi e sua eventuale soluzione, che non può essere lasciato a dichiarazioni estemporanee sui media o da palchi improvvisati. Chi sosterrà il governo Draghi lo dovrà fare assumendosi la responsabilità in Parlamento, con un atteggiamento conseguente dal minuto dopo.

Mercoledì 20 luglio dunque Draghi, in base alla prassi della ‘culla’ sarà prima al Senato e poi alla Camera: la decisione non è ancora ufficiale ma l’intenzione è di chiudere in un solo giorno la verifica parlamentare. Tempi stretti e decisioni nette saranno quindi le caratteristiche di questa verifica, già apprezzata dal Pd e favorita da Forza Italia, Lega e Iv.

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