Fed alza i tassi d’interessi: mossa di Powell contro l’inflazione, schizzata ai massimi come non succedeva da 40 anni

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NEW YORK – La Fed, banca centrale americana, alza il costo del denaro dello 0,75% portandolo in una forchetta fra l’1,50 e l’1,75%. Dando così il via libera al maggiore rialzo dei tassi di interesse dal 1994per cercare di temperare un’inflazione schizzata ai massimi da 40 anni. E Wall Street chiude positiva con la Fed. Il Dow Jones sale dell’1,00% a 30.668,27 punti, il Nasdaq avanza del 2,50% a 11.099,16 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dell’1,41% a 3.788,25 punti.

La Fed prevede anche che, alla fine dell’anno, i tassi saranno intorno al 3,4%, lasciando così intravedere una serie di rialzi aggressivi a tutte le riunioni. "Non stiamo cercando di indurre alcuna recessione", ha assicurato Jerome Powell, spiegando la maxi-stretta che in luglio, probabilmente, sarà seguita da una mossa altrettanto aggressiva. Per il prossimo mese, ha ammesso il presidente della banca centrale statunitense, sul tavolo ci sono le "ipotesi di un rialzo da mezzo punto o dello 0,75%. Ci stiamo muovendo rapidamente per portare i tassi a un livello più normale".

Con la dovuta "flessibilità possiamo far scendere" l’inflazione che si mantiene ostinatamente a livelli troppo alti: è "ben sopra i nostri obiettivi", ha spiegato, assicurando che la banca centrale ha "gli strumenti e la determinazione" per combattere il caro-prezzi e centrare il target di un’inflazione del 2%. La volata dei prezzi, osserva la Fed, è legata all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e ai lockdown da Covid in Cina che, probabilmente, accentueranno i problemi alle catene di approvvigionamento. Un mix esplosivo che ha fatto salire l’inflazione in maggio all’8,6% e affondato ai minimi storici la fiducia dei consumatori americani.

"Siamo fortemente impegnati" a far scendere l’inflazione, ripete come un mantra Powell nel corso della sua conferenza stampa. Wall Street lo ascolta e, dopo un iniziale rallentamento, vola con i listini che accelerano e il Nasdaq che arriva a guadagnare il 3%. La Fed – ha aggiunto il suo presidente – è "perfettamente consapevole" dei costi imposti dal caro-prezzi e proprio per questo ha optato per l’aumento dei tassi maggiore degli ultimi 28 anni. Un rialzo non deciso all’unanimità: Esther George ha infatti votato contro preferendo una stretta da mezzo punto. "Non canteremo vittoria fino a quando non vedremo prove concrete di un calo dell’inflazione. La nostra politica risentirà dei dati economici", ha spiegato ancora Powell. L’obiettivo è quello di portare l’inflazione del 2% e mantenere un mercato del lavoro forte, ha aggiunto il presidente della Fed, osservando comunque come molti dei fattori che determinano l’inflazione sono al di fuori del controllo della banca centrale.

L’aggressiva politica monetaria della Fed punta a raffreddare la domanda e l’economia. E le nuove stime della banca centrale indicano proprio una frenata del pil, destinato a crescere quest’anno dell’1,7%, decisamente meno del 2,8% stimato in precedenza. L’inflazione è invece attesa quest’anno al 5,2%.

Ernesto Giusti

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