Sanzioni Ue alla Russia: industriali tedeschi e austriaci contro quelle che danneggiano la loro economia

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BRUXELLES – La narrazione dei vertici europei (Von der Leyen e Michel), sostenuta da altri Stati Ue, ha evidenziato come la colpa del freno alle sanzioni contro la Russia di Putin sia dovuto all’opposizione del solo Orban.

Per questo le sinistre europee, quelle italiane in particolare, si sono scatenate chiedendo la modifica della regola dell’unanimità di voto esistente in Europa, per poter meglio tutelare i loro interessi. Moltissime sono state anche le resistenze di Berlino, ma su quelle pochi hanno posto l’accento.

Ma gli industriali tedeschi e quelli austriaci hanno raccontato una loro verità. La “locomotiva d’Europa” vive di gas russo da cui è dipendente. E chiudere i rubinetti allo scoppio della guerra avrebbe affossato l’economia teutonica. Lo ha spiegato chiaramente il presidente della Confederazione delle associazioni datoriali tedesche. Rainer Dulger, ammonendo il governo di non accettare l’immediato embargo al gas di Mosca perché l’industria “non è preparata”.

Simile allarme era stato lanciato anche da Georg Knill, ovvero il presidente della Federazione dell’industria austriaca. L’embargo, hanno spiegato le due associazioni, “avrebbe anche un impatto sull’occupazione e sui nostri mezzi finanziari, con i quali possiamo adempiere ai nostri obblighi internazionali”. “Germania e Austria – si legge nella nota -vogliono rimanere partner forti nella comunità internazionale. Per questo abbiamo bisogno di un’economia forte e di mercati del lavoro stabili”. Quindi bene alle sanzioni. Ma non quelle che fanno male a noi, la conclusione delle due associazioni.

Olaf Scholz e il cancelliere austriaco hanno tenuto conto delle richieste del loro settore economico e non hanno premuto più di tanto per le sanzioni a Putin che rallentavano la loro economia, accettando invece tutte le altre.

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