ROMA – Il governo italiano che invia armi a Kiev vìola la Costituzione? Alla domanda risponde Giuliano Amato, presidente della Consulta, colui che ha titolo. Il quale afferma: "Secondo l’articolo 11 l’Italia ripudia la guerra come mezzo per risolvere le controversie, ma non ripudia la guerra in assoluto. La Costituzione prevede il sacro dovere di difendere la patria. E poi ci sono i vincoli assunti in sede europea e internazionale: il dovere alla solidarietà verso i membri dell’Unione europea aggrediti da altri e la clausola di solidarietà tra i Paesi membri della Nato".
Giuliano Amato si è espòresso così in un’intervista al Festival dell’economia, riportata da La Stampa, rispondendo alla domanda sugli armamenti all’Ucraina. L’intervista è una riflessione sulla fragilità della democrazia e il ruolo dello Stato. "Viviano un’epoca di ritorno dello Stato dopo la crisi finanziaria di dieci anni fa e la pandemia. L’onda neoliberista ha generato un nuovo bisogno di Stato, sproporzionato".
La democrazia, ricorda Amato, "ha bisogno di coesione sociale, che si realizza con il consenso di tutti verso obiettivi comuni ma a patto che le distanze in termini di reddito e opportunità non superino un certo livello di tollerabilità. In Italia questo tema è aggravato dal fatto che mentre in altri paesi i divari sono cresciuti per il vertiginoso innalzamento dei redditi e dei patrimoni alti, da noi si è verificato anche un abbassamento dei redditi medio-bassi". E qui, l’ex premier suggerisce un nuovo patto sociale, come nel ’92-’93. "Le parti sociali da sole non ce la fanno. Ci sarà anche un terzo giocatore a quel tavolo".
Ernesto Giusti