Omicidio Ciatti, il ceceno: “Non credevo che un calcio potesse uccidere”. L’accusa: “Lui è esperto di arti marz iali”

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GIRONA (SPAGNA) – Il ceceno Rassoul Bissoultanov si difende in russo affermando di essere "andato nel panico" e di "non aver voluto" colpire a morte Niccolò Ciatti. "Non volevo ucciderlo", ha detto in aula nelle dichiarazioni durante la terza udienza del processo in corso presso il Tribunale provinciale di Girona, nel quale la procura chiede 24 anni nei confronti del presunto killer per omicidio volontario.

Ma come fu sferrato quel calcio? Un calcio dal potenziale "letale", assestato da una persona conoscitrice di tecniche di lotta e non in modo casuale: è questa la ricostruzione data dagli inquirenti del colpo che uccise ucciso Niccolò, a 22 anni, in una discoteca di Lloret de Mar (Spagna), nell’agosto del 2017. La difesa di Bissoultanov, invece, sostiene che si sia trattato di omicidio preterintenzionale, reato punibile con un massimo di quattro anni di carcere.

Quanto affermato dai poliziotti coinvolti nelle indagini è in linea con la posizione sostenuta, oltre che dal pm, anche dalla famiglia della vittima: quel calcio che colpì al capo Niccolò — ha sostenuto uno dei tecnici comparsi oggi di fronte alla corte — non fu dato "come farebbe una persona senza esperienza in arti marziali, ovvero più come se desse a un pallone da calcio, bensì spostando il peso e conferendole la massima forza".

Insomma, un calcio sferrato con perizia per sortire un effetto devastante. "Avendo l’accusato conoscenze di tecniche di combattimento, in quanto conoscitore della disciplina della lotta libera, assestò una forte pedata diretta in modo intenzionale alla zona della testa" della vittima, un colpo "che comportò in modo inesorabile la sua morte", recita lo scritto della procura. La causa della morte, "emorragia cerebrale" come conseguenza del colpo subito, è stata anche confermata dai medici legali che hanno condotto l’autopsia sul corpo di Ciatti.

Alle deposizioni ha assistito il papà Luigi. "Ho provato tristezza e una rabbia infinita", ha detto l’uomo dopo aver poi sentito la dichiarazione del presunto killer di suo figlio che ha rigettato l’accusa dell’intenzionalità di quel calcio sostenendo che non voleva uccidere. In aula è stato chiamato a deporre anche l’altro imputato, Movsar Magomadov, indicato dai legali della famiglia Ciatti come presunto complice e dalla procura come semplice testimone, mentre la sua difesa lo considera innocente. A seguito dell’udienza odierna, cresce l’attesa del verdetto della giuria popolare chiamata a valutare il caso: l’inizio della fase di delibera, a cui poi seguirà una sentenza della corte.

Gilda Giusti

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