Nel processo in corso a Palermo contro l’ex ministro Salvini, accusato dalla procura di sequestro di persona nei confronti dei migranti, acceso battibecco fra accusa e difesa in merito alle dichiarazioni precise di un teste, citato dalla procura, ma favorevoli all’imputato: “Le ong a volte agivano fuori dalle regole, credo che rientri nei compiti del ministro dell’interno preoccuparsi dell’ordine e la sicurezza pubblica dello Stato che mi rappresenta. Ma non è il mio compito difendere Salvini”. Sono bastate queste parole del direttore del Servizio immigrazioni del Viminale Fabrizio Mancini, per fare intervenire il pm Geri Ferrara che dice al tribunale: “Mi sembra di sentire un comizio del testimone!”. E la difesa di Salvini controbattere: “Lei non può interrompere il testimone”. Il pm era evidentemente contrariato per il fatto che un testimone dell’accusa non confortasse le tesi della procura.
Dopo l’interruzione Mancini ribadisce: “Quello che mi veniva riferito dal mio predecessore a dai colleghi era che il modus operandi pregresso delle ong e quindi anche della Open Arms era di agire a volte fuori dalle regole. La capitaneria ha sempre lamentato che si era messo in piedi un sistema alternativo a quello ufficiale ai salvataggi – spiega – Le ong attraverso i loro sistemi aerei avevano messo in piedi un sistema alternativo a quello ufficiale, a volte non dando neanche comunicazione alla autorità precostituita di essere portata a conoscenza dei salvataggi. Quindi si poteva ritenere che queste attività venivano fatte fuori dalle regole”.
E ancora: “Credo che rientri nei compiti del ministro dell’interno preoccuparsi dell’ordine e la sicurezza pubblica dello Stato che mi rappresenta. In quel periodo storico in cui avevamo di tutto, la preoccupazione che al di là dei salvataggi, che all’interno di questa massa di persone si potesse andare a confondere qualche malintenzionato…”